20.1.14

Fade into you


C'è un disegno di taccuino di due anni fa, che scarabocchia il Café parigino in cui ero seduta il 17 gennaio, près de la Gare de l'Est, e dove poco dopo aver posato la penna ricevetti una telefonata, di quelle che ti fanno girare l'angolo di una strada, e poi cambia tutto.

E. ha visto il disegno-memoria postato malamente su instagram, ha letto il nome ed è andato lì, lui parigino più di me. Ha scattato una foto e me l'ha inviata, a ricordarmi inconsapevole la sliding door di allora.

Ha scritto "Guarda, sono entrato in un disegno di Nina".

Scoprendo la prospettiva, la verità, le bugie e le strade di lei, dico io.


Fade into you dovrebbe essere questo mi sa. Un'osmosi continua nel tempo reale, anche negli spigoli nei salti nell'immobile nel lontano e nel disabitato. Come tra cielo e mare, tra mare e cielo, uno scambio infinito.

"Guarda".

Sono ancora lì, ma non sono io, non c'è scritto nulla, non ci sono porte aperte o chiuse, solo aria, sedia, tavoli, prospettiva, un autobus che passa e copre la stazione.
E dentro, una specie di grazia sospesa e mai più straniera, ossigenata da uno sguardo che raccoglie e riporta a casa, nodo di tempo intatto, vivo. Guarda!, respira, respiro.



(I think it's strange you never knew)



*



1 commento:

Anonimo ha detto...

Ora puoi respirare profondamente perchè sei qui e dove ogni giorno scegli di fermarti senza mai correre ma gurdando sempre dritto alla mèta.

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