Ero uggiosa di cuore camminando verso, e salendo le scale, e varcando la porta, senza vera cognizione, ancora aggrappata alle nuvole fuori - per cui in realtà non toccavo terra. Poi, parlando del più e del meno, del perché del diviso, del non capisco, ah ora ho capito, da quella giusta distanza di mondi differenti, ho ripreso contorno e sono uscita meglio - o, meglio, ne sono uscita - benché piovesse ancora. Tipo una pozzanghera, ma almeno uno ci saltella sopra e ne sente la materia. E allora mi è venuta in mente la poesia di Wisława, del devo molto a certi altri, per quel planare dall'alto, senza densità che ribolle, sulle cose.
(Tutto ciò è molto prosaico. Szymborska e commercialista, cuore e fatture, però, voglio dire, il lirico nasce da tutta la realtà esistente e da quella possibile, no? Vanno a braccetto, l'uno e la sua negazione, che negazione pura mai è. Pozzanghera è forse non-pioggia solo perché sta a terra? No. Quindi, va bene così.)
Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.
La gioia di non essere io il lupo
dei loro agnelli.
Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.
Non li aspetto dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore mai perdonerebbe.
Da un incontro a una lettera
passa non un’eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.
I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate, i paesaggi nitidi.
E quando ci separano sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.
È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.
Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.
"Non devo loro nulla" –
direbbe l’amore
sulla questione aperta.
- Wisława Szymborska
[LITOTE - litòte s. f. (dal gr. λιτότης, propr. «semplicità», der. di λιτός «semplice»). – Figura retorica che consiste nell’attenuare formalmente l’espressione di un giudizio o di un predicato col negare l’idea contraria, ottenendo per lo più l’effetto di rinforzarla sostanzialmente]
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