22.10.13

Litote

Oggi mi son recata dalla Signora Commercialista.
Ero uggiosa di cuore camminando verso, e salendo le scale, e varcando la porta, senza vera cognizione, ancora aggrappata alle nuvole fuori - per cui in realtà non toccavo terra. Poi, parlando del più e del meno, del perché del diviso, del non capisco, ah ora ho capito, da quella giusta distanza di mondi differenti, ho ripreso contorno e sono uscita meglio - o, meglio, ne sono uscita - benché piovesse ancora. Tipo una pozzanghera, ma almeno uno ci saltella sopra e ne sente la materia. E allora mi è venuta in mente la poesia di Wisława, del devo molto a certi altri, per quel planare dall'alto, senza densità che ribolle, sulle cose.

(Tutto ciò è molto prosaico. Szymborska e commercialista, cuore e fatture, però, voglio dire, il lirico nasce da tutta la realtà esistente e da quella possibile, no? Vanno a braccetto, l'uno e la sua negazione, che negazione pura mai è. Pozzanghera è forse non-pioggia solo perché sta a terra? No. Quindi, va bene così.)



Devo molto 
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto 
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io il lupo 
dei loro agnelli. 

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro, 
e questo l’amore non può darlo, 
né riesce a toglierlo. 

Non li aspetto dalla porta alla finestra. 
Paziente 
quasi come una meridiana, 
capisco 
ciò che l’amore non capisce, 
perdono 
ciò che l’amore mai perdonerebbe. 

Da un incontro a una lettera 
passa non un’eternità, 
ma solo qualche giorno o settimana. 

I viaggi con loro vanno sempre bene, 
i concerti sono ascoltati fino in fondo, 
le cattedrali visitate, i paesaggi nitidi. 

E quando ci separano sette monti e fiumi, 
sono monti e fiumi 
che trovi su ogni atlante. 

È merito loro 
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico, 
con un orizzonte vero, perché mobile. 

Loro stessi non sanno 
quanto portano nelle mani vuote. 

"Non devo loro nulla" – 
 direbbe l’amore 
 sulla questione aperta.



- Wisława Szymborska




[LITOTE - litòte s. f. (dal gr. λιτότης, propr. «semplicità», der. di λιτός «semplice»). – Figura retorica che consiste nell’attenuare formalmente l’espressione di un giudizio o di un predicato col negare l’idea contraria, ottenendo per lo più l’effetto di rinforzarla sostanzialmente]

*

6 commenti:

Cinzia Bolognesi ha detto...

Quel che mi serviva.
Tutto al momento giusto, la musica dei segni, nelle parole.
Grazie!

Francesca ha detto...

Cinzia cara, felice di essere tempo giusto fuori. Grazie a te!
Nina

amanda ha detto...

vorrei saper scivolare via planando sull'acqua di una pozzanghera o su quella del perdono, giuro che mi applico, ma a volte affondo

Francesca ha detto...

nessuno ci ha mai detto fosse facile, no? c'è pure il fango, che non aiuta.

Anonimo ha detto...

"Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
su un tronco rovesciato di betulla"

giardigno65 ha detto...

un contrappasso ?

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