30.12.09

Appena ti muovi



"La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me. Corde e arpe, timballi e tamburi. Mi conosco come una sinfonia". Diceva lui.


Alla fine, del mese, dell'anno - e dicembre sente che non è ancora finito - Nina ha trovato lo strumento che è.



Ama il violino e ama sentirlo suonare da chi ama.

Ama il flauto traverso perchè il suo suono è come uno zampillo di acqua fresca per le strade che ha attraversato fin da piccola.

Ama il piano perchè un tempo lo sapeva suonare bene.



Ma lei non è violino, non è flauto, non è piano.



Nina è un idiofono a scuotimento, "il cui suono è prodotto con la vibrazione del corpo stesso".




Che lo scuoti e scorrono dentro i suoni delle gocce che rimbalzano, sono conchiglie nostre trovate e raccolte e frantumate, dei sassolini fatti rimbalzare a filo del fiume, uno scroscio d'anima che passa dentro il corpo stesso e lo fa vibrare come una corda come un soffio come foglie in turbinìo.
Che lo muovi e senti suonare la pioggia.

Tra tutti il più prezioso.


Perché qualsiasi tempo c'è fuori, e dentro, noi la pioggia la facciamo suonare appena ci muoviamo.




23.12.09

Nina al fiume




IL SIGNORE DI FRONTE
Era un signore seduto di fronte a una signora seduta di fronte a lui.
Alla loro destra/sinistra c'era una finestra, alla loro sinistra/destra c'era una porta.
Non c'erano specchi, eppure in quella stanza, profondamente, ci si specchiava.


IL SIGNORE NEL CUORE
Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie
le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.


IL SIGNORE SOGNATO
Splendidissima era la vita accanto a lui sognata.
Nel sogno tra tutte prediletta la chiamava.
E nella realtà?
La realtà non c'era, era abdicata.
Splendidissima regnava la vita immaginata.


IL SIGNORE ANDATO VIA
Era un signore andato via.
A lei qui rimasta tantissimo mancava.
La traccia da lui lasciata segnava ovunque
intorno a lei l'aria.
Come un quadro spostato
per sempre segna la parete.


IL SIGNORE INTOCCABILE
Nei sogni baciabilissimo
intoccabile come un filo scoperto nella realtà
era quel signore.
Allora come fare?
Bastava confondere un poco sogno e realtà
cancellare con una bianca gomma
l'inutile linea di confine.


(Poesie di Vivian Lamarque)




17.12.09

15.12.09

Ali di carta




Mi preparo per Roma, per un giorno, e pioverà.


Che la leggerezza si posi sul nostro braccio e ci faccia suonare cantare ballare come dervisci di gioia, di realtà, sempre.



11.12.09

Mani di latte



Ci ho messo un pò per trovare il tempo giusto e scrivere della giornata-mostra al Caseificio.
Ora tutti sono al loro non-posto: il gatto che russa sulla poltrona, il sole delle ore 13 che illumina il parco fuori ormai spogliato, il ticchettìo della pendola, il rumore di qualche sparuta macchina che torna a casa per pranzo.
Gli oggetti sembrano ascoltare e partecipare, come sempre. Sono un'animista, è accertato.


La Festa al Caseificio è stata bella. Davvero una festa nel vero senso della parola. Non era una sagra, pur nella rusticità, non era un "evento" (come va di moda dire), pur nell'istituzionalità: era un covo di energie diverse.
Energia di Giulia - la Signora (ragazza) del Caseificio Piandelmedico - l'artefice di tutto, dai formaggi inventati al luogo di terra che 5 anni fa ha voluto costruire, fin ad oggi con l'idea di un compleanno dell'azienda festoso da arricchire con mostra fotografica, presentazione di libri, musica country, risotti al formaggio lì ricreati dagli Chef Cuochi di Marca (i figli, anzi), e la mozzarella di bufala meravigliosa, fatta da lei stessa, davanti a tutti, nel calderone di legno, bollente, che ci metti le mani dentro e diventano di latte.


Esperienza unica un morso di mozzarella bollente appena fatta, una delle cose più buone che io abbia mia assaggiato. Perché è la condizione in cui lo fai, il perchè, e la potenza dell'energia di cui prima, che illumina davvero tutto.
Quando una persona ama ciò che fa, brilla, brilla davvero. Giulia è esempio di questo.
Alle 7 di sera quando tutto cominciava a sbollire, e chi seduto riflessivo (?) su una panca, chi assaggiava l'ultimo spumante, chi raccattava i propri mestoli o libri o pentole o fotografie, lei era ancora lì con le sue galosce bianche a ritmar a colpo di taccoepunta di gomma la chitarrina dello spilungone musicista della country-band. E poi c'eravamo noi a ballicchiare, e la guardavamo ammirati e compiaciuti.


Per la mia mini-mostra fotografica io davvero non sapevo cosa aspettarmi, dato che la stampa è avvenuta in poco tempo e con poca praticità ad assistermi, ché quella, come qualcuno sa, la devo rafforzare come un muscolo. Ma devo dire che sono soddisfatta, Nina è stata brava!

Alla fine le fotografie hanno trovato il loro giusto posto e mi sentivo forte e gioiosa, e chi è passato di lì si è complimentato, si è chiesto, si è soffermato sul tartufo/mora, ha creato attenzione.
La scelta, fatta in fretta, ma che in poco spazio e in poco tempo doveva soffermare le persone che erano lì solo per degustare, era di non mettere belle fotografie singole e basta. Era di creare sinergia tra tutte, come se fossero un unico di parti che non possono sussistere senza le altre. Che fosse anche specchio di quello che succedeva lì fuori in caseificio, i campi, le stalle, le bufale, le persone, il formaggio, il gusto.

"Dalle Terra alle Mani", così si chiama.

Sono nati allora 4 pannelli 70 x 55 cm, applicati su forex (anche da arredamento devo dire niente male). La delegazione "politica" che è passata di lì ha chiesto il biglietto da visita, ora vediamo se e cosa accadrà. Domani mattina sarò di nuovo in tour con la mia collection al Teatro delle Muse di Ancona per l'evento "Tipicità", di nuovo seguendo Giulia e i suoi formaggi di bufala, che puzzano, ma puzzano di terra e di buono.
Puzzare di buono.


E quelle energie di cui parlavo, che erano diverse, come quelle niniche che si aggiravano e mi sostenevano in una luuunga giornata da expo sui generis (pannelli appesi su grata sostenuta da cannucciaia, su pavimento facilmente imbrattato di fango e qualcos'altro di non tanto sconosciuto..) hanno raggiunto l'apice quando una gentil donna dal cappotto viola ricamato, si è avvicinata e mi ha chiamato.

"Francesca?"
"mmm ..si?"
...

PANICO!

Sì perchè, come dicevo, quando mi trovo davanti a un "regalo" grande e a sorpresa, rimango senza parole. Divento proprio ridicola eh, tipo dislessica/afasica, e Carla ha avuto il meraviglioso dono di vedere oltre questi imbarazzi (spero).
E' la prima volta che mi capita di vedere dal vivo, abbracciare una persona che così bene mi conosce sulla rete e di cui mai ho incrociato gli occhi. Per cui mi sentivo anche svelata, spogliata, e non era davvero niente male tutto questo.
Lei era lì, con un pacchetto per me che profumava di arancio (una pioggia di polvere d'arancio preziosa più dell'oro!), e il suo sguardo fenomenale. Di fronte ai pannelli fotografici in un battibaleno e con una nonchalance da Argan dei giorni nostri & nineschi, riconosceva ogni fotografia che io avevo postato qui, nei miei 200 post, e dove e perché e come! Dalla tavola imbandita londinese, a quelle mani di madre che abbracciano il pane.

E ovviamente ha riconosciuto il fioraio a testa in giù che mi scriveva sulla sabbia, lì presente (e che lei, marchigiana, vanta di avere sulle Pagine Bianche di quest'anno).

Insomma, occhi sgranati e bocca spalancata, che la mia memoria già parecchio ammirata e pure quella di Nino, lei sembrava superarla di gran lena!

Immensa felicità quindi. Di trovarsi, di riconoscersi e di riconoscere.

Davvero prezioso.


La festa per cui è stata la mia, è stato il cerchio di energia e gli incontri fatti ad aver costruito una giornata così luminosa, in cui tutto era al posto giusto.




Penso però che la mia prima-vera-mostra, sarà quella che farò con ciò che più amo e più e mio, con i miei di-segni, e che sappia di note basse e blu e di pioggia e di suoni di violino, e di quello che, grazie Marilì, fa breccia nell'animo.
E ci sarete voi che ogni giorno mi fate sentire, e mi date prova, che davvero accade.







5.12.09

Dove ha origine la pioggia






Questi giorni sembro assente, ma in realtà vago, viaggio e vi leggo.
E' in preparazione una mostra fotografica in Caseificio, in realtà la mia prima vera mostra fotografica, per cui sono parecchio emozionata, e pure ridarella!, perché mi fa strano sia il luogo che la situazione tra le bufale e stracchini. Ma ci tuffiamo.

C'è stato il disgelo dopo un compleanno lieve, con delle luci arrivate a casa, inaspettate: nella credenza uno scrigno bianco di nome Pellegrino Artusi, nel petto una foglia luccicante che mi illumina il cor, e dolci pensieri di persone che sono reali, anche se le vediamo solo e sempre sottoforma di parole scritte e immagini da uno schermo luminoso. Ma esistono davvero.

La realtà è davvero la cosa più bella quando si sogna tanto.


Un regalo è stato il libro su Tina Modotti, romanzo biografico. Ma non son qui a parlare di questo perché non l'ho nemmeno iniziato. Proprio quando lo cercavo per leggerlo, infatti, mi era stato già rubacchiato e veniva spaginato da altre mani care, qualche stanza più in là.

In sua assenza allora mi sono volta alla vecchia biblioteca, dei libri letti passati preferiti; alcuni di essi, di cui ormai vedo il dorso da anni, stan lì un pò come quadri, e tu abituata alla loro presenza. Fan parte del tuo ambiente, e pur avendoli amati arrivi a non prenderli per molto tempo.

Fatto sta che quella sera ne ho preso uno speciale, così, casualmente si dice, ma non ne sono poi così sicura.
Un libro che comprai in Francia, quando ero a Bordeaux, circa 3 anni fa. Speciale perché in francese, ma di autrice italiana, ed è un romanzo per "giovani lettori", un pò come era il Battello a Vapore, alla mia età.

Appassionata di illustrazioni e libri per bambini e storie e racconti, ero capitata alla libreria nel giorno in cui l'autrice stessa presentava il libro e una bravissima ragazzina dai capelli rossi ne recitava alcuni tratti. L'autrice Beatrice Masini, e il libro "Si c'est une petite fille".

Allora, mentre imparavo meglio il francese, lo lessi con facilità e con grande piacere, e m'illuminai di versi frasi pensieri, e ricordo che mi stupiva che fossero così "da grandi".
E' la storia di una mamma che se ne va troppo presto, e "dal cielo" parla alla figlia, che a sua volta racconta. Una specie di diario a due. Commovente e toccante, senza retorica.

Insomma, sfogliandolo l'altra notte ho ritrovato i segni di matita che feci allora su alcuni passaggi, davvero belli, e non so perché rileggerli in francese mi faceva sentire ancora più pungente l'emozione.
Come se ritornassi là e capissi il perché di alcune mie scelte.
Un pò le avevo "dimenticate". Un pò come i dorsi di libro che ci guardano da tempo dalla libreria.
Incredibile come tutto si racchiuda a volte, no?

Tra le tante tracce di matita che avevo lasciato, una sottolineava un passaggio che avevo scordato che fu lì la prima volta in cui lo lessi. E' la donna che racconta del sogno che aveva da giovane, e che ora immagina per sua figlia sulla terra.
L'origine di un pensiero forte, che costruisce me ancora adesso. E che un pò mi ha portato a creare un immaginario che spiega cuore e pensieri miei miei, davvero miei.


"Je rêvais déjà d'un homme parfait: une personne loufoque, quelqu'un qui t'emmène courir sous la pluie pour sentir la bonne odeur de la terre, quelqu'un comme cela".



Io l'avevo scritto qui, un anno fa, in questo vecchio post: e non è come lì scrivevo, non è nel tempo di bimba-ninetta che lessi quella frase.
Solo che evidentemente, da piccola, esisteva una sensazione simile che avevo sognato, o pensato che fosse molto bella, che dovesse essere così. Nell'ingenuità e nella non-coscienza di tante cose ovvio. Ma un pò di coscienza, di armonia d'assortimento, di desiderio di futuro ce l'abbiamo presto secondo me.
E la mia memoria aveva amalgamato tutto quanto, trovandomi finalmente di fronte a quella frase, così chiara e fisica e pura, e il cerchio si è chiuso.

Felice di aver ritrovato proprio ora, in questi giorni, l'origine della pioggia. Tanto lo so che si chiude sempre tutto in un'immensa O, magari la stessa O lo sa, o come me lo saprà.
"J'étais l'ange dans la dernière rangée, j'étais en dehors du cercle de la lanterne sur la porte, derrière Nini, comme un garçon qui aurait trop grandit. Mais toi dans l'obscurité tu as cherché mes yeux, tu as souri et je n'ai plus eu froid".





28.11.09

IndiaNina seduta



alla tenera età di 2 anni e qualcosa forse, luna dorata sulla fronte, coriandoli sulla testa e sguardo dagli "occhi come intagliati", altrove.

Per i 27 anni che domani compierà si augura tante cose, ma soprattutto una, che sembra già scritta sul suo piccolo viso allora e che non ha ancora imparato a fare, col suo vento che scompiglia
pagine
piume
onde

"sentire il vento che soffia e non nasconderci se ci fa spostare".


Nina



26.11.09

Pane



Ieri sera ho visto finalmente un film che attendevo, "Julie & Julia".

Atteso non in quanto food blogger (che tra l'altro non sono), ma perché il mondo della cucina da qualche anno mi chiama, mi affascina e ne leggerei a iosa sempre.
A pensarci bene grazie al mondo del food in rete - da cavolettodibruxelles precisamente, conosciuta quando ero a Bordeaux, cercando in rete una ricetta italiana da cucinare alla famiglia che mi ospitava che era belgo-spagnola (..) - son arrivata fin a qui, o meglio fin all'anno scorso, quando ho aperto Io & Nina, che parla di sinfonie ed è molto poco concreto a confronto.
E lo amo, io amo qui.
Per cui non potevo mancare questo film, tratto da una sorta di tout se tien che mi ha portato a Nina.

Me lo sono vista da sola, sdraiata sul letto, ogni volta con la voglia di assaggiare quel succulento pollo arrosto o cimentarmi anch'io con un'anatra da disossare. M'è piaciuto, mi sono cullata nel guardarlo, e m'è piaciuta l'atmosfera, il tuttoèpossibile e l'amore che impregna ogni azione.


Le figure maschili stesse ho amato e mi facevano sorridere complice.

Ecco, penso che così debba essere. Niente di più semplice e perfetto.


E' sempre tutto molto soggettivo, i film i libri che piacciono o no, il perché e il per come, e tutte quelle storie lì. Il punto per me è che una cosa piace quando colpisce e sferza come vento il pentagramma che hai dentro, o il tuo alfabeto, o i tuoi ingredienti, o il tuo sommario, perché non sia solo cuore o mente o anima. E' una sorta di lavorìo chimico che avviene, quando entra in sintonia con te, te che sei unico, e non giudice della bellezza o validità per tutti.

E in questo film - nelle pieghe a volte leziose o romanzate, ma efficaci - quello che ha pervaso me, Francesca e Nina, è l'idea di quell'energia che ti fa fare, che ti fa creare, che è una specie di luce, come quella che ti scaturisce dal plesso solare (che hai nella pancia d'altronde, no?), che è tutto terribilmente collegato, ed è vero, perché ti viene dall'amore.
E' una forza potente, ineffabile, che io sento, sento che è così. Motore immobile, mobile.


"Tu sei il burro sul mio pane, e il pane della mia vita".


Me lo ripeterei come un mantra, come Amélie seduta nel tram che declama al controllore perplesso, con sguardo colmo di pathos, un verso sofferto e contorto dell'amico poeta.



23.11.09

Nina Guardasù















Sono stata qui.
Si vedono no, le foglie d'oro che hanno preso il mio posto?
Il vento le ha calate giù e si son sedute sul grembo della panchina.
Un'altra panchina ancora, non quella di pietra, ne' quella della stazione di M., 40 anni fa.


Gli occhi lacrimano da qualche giorno, sono a fuoco, bruciano, senza motivo.

Poi ho pensato al vento, au vent mauvais, al controvento, e mi son detta forse camminando col vento contro non ce l'hanno fatta, e ora sono risentiti.


Penso che fotografare gli alberi sia una delle cose più belle. Un pò come le ombre, il volto di chi ami, le finestre socchiuse e le mani che portano che offrono che lavorano.

Tutti diversi e umani, io guardo su, loro guardano giù, come se suonassero per me un violino.




Tisse les fils
invisibles
d'une autre naissance
vois la mer qui se calme
le soleil dans les arbres
sèche tes larmes
sois vivant, reste vrai

contre vents et marées.



(Françoise Hardy, grazie a Papavero)



18.11.09

Foglie




Ero centrifuga un tempo, ora centripeta sono. Accolgo e trasformo dentro.

Quando accadranno le due cose assieme non si sa, "non si fa, succederà, scatterà".

Ma sono sicura, come dici tu, che prima o poi da quelle foglie, centrifugate o centripetate che siano, ne verrà fuori un ottimo pesto.



14.11.09

Chanson d'automne, riflesso d'estate




Lo sapevo io che quel libro mi sarebbe piaciuto.
Mi fermo a ogni bivio a rifletterci su, come se vedessi in lui qualcosa che ho visto già io sulla mia strada. Ma visto visto dico.



Capitolo diciassettesimo
Un nuovo cuore

Me la ricordo questa pioggia d'estate.

Giorno dopo giorno percorriamo la nostra vita come si percorre un corridoio.

(...)

E poi, pioggia d'estate..

Sapete cos'è una pioggia d'estate?

All'inizio la bellezza pura che irrompe nel cielo, quel timore rispettoso che si impadronisce del cuore, sentirsi così irrisori al centro stesso del sublime, così fragili e così ricolmi della maestà delle cose, sbalorditi, rapiti, ghermiti dalla magnificenza del mondo.
Dopo, percorrere un corridoio e d'improvviso penetrare in una stanza piena di luce. Un'altra dimensione, certezze appena nate. Il corpo non è più un involucro, la mente abita le nuvole, sua è la potenza dell'acqua, si annunciano giorni felici, in una nuova nascita.
Poi, come le lacrime, che sono talvolta tonde, abbondanti e compassionevoli, si lasciano dietro una lunga spiaggia lavata dalla discordia, così la pioggia estiva, spazzando via la polvere immobile, è per l'animo degli esseri come un respiro infinito.

Quindi certe piogge d'estate si radicano in noi come un nuovo cuore che batte all'unisono con l'altro.



(da "L'eleganza del riccio" - M.Barbery)






10.11.09

Serenata per Tè



Come dire andantino con moto, preludio, o allegretto.
Questa invece è una nuova sonatina, si chiama Insieme a tè.


Qualche settimana fa, una donna riccia dai tanti nomi, che dice poche parole e già profuma di tè, mi ha cercato. Voleva fare gli auguri a suo modo per le prossime festività, e voleva una musica tutta per lei, da proporre alle persone che pescano foglie preziose dai suoi pacchetti.

Sì insomma, Acilia mi ha chiamata, e ha chiesto
Nina, suona il violino per me.

Ho preso matita penna cartoncino e una tazza di tè, e mi son tuffata in quel mondo di foglie di fiori e di volute di fumo, che poco conoscevo ma tanto chiamava.
A volte basta poco, pochi segni a capire e carpire, e onorare un rito semplice come quello del tè, ma denso di attesa, di significato intimo, di tranquillità, di pausa.
Ecco, Acilia, nella sua forza e nella sua delicatezza mescolate assieme come due foglie di stagioni diverse, mi ha chiamato a suonare il violino per lei, e, dentro, le sue pause migliori.

I biglietti d'auguri che sono nati rappresentano quelle pause, che aderiscono al pensiero di tè, quando ci si ferma e ci si guarda dentro, e si ascolta la propria di musica.
Quando si attende, tè, te, qualcosa o qualcuno.

Quando ci si chiede, se, come da un setaccio, è quello che passa o quello che resta il meglio, o in fondo è la scelta a creare valore.

Quando ti sembra d’esser proprio come quella foglia lì, che appena in infusione, immersa nella sua calma, nell’acqua propria, giusta, che l’aspetta, si lascia andare, si svolge, distesa a riprendere la sua vera forma.

E così riflesso o riflessa in una tazza di tè, ci sei tu, come ad uno specchio, che aspetti che ti fermi, e “ascolti”. Che sia il suono di un violino, lo scorrere di un pensiero o il profumo che t’invade.

Sono auguri ampi, per tutto l’anno, per tutti gli anni.
Che arrivi presto ciò che si sta aspettando, e che quell’attimo prezioso di calma di pace di riflesso di sé possa durare più a lungo possibile.



I biglietti saranno a breve disponibili nella Bottega virtuale - Insieme a Tè.
Tutte le informazioni nel post di Acilia: ogni commento o suggerimento sarà il benvenuto :)



E affinché nulla vada perso - il tumulto ce l'ho nel sangue!, come dice lei - vi lascio qui, l'impronta di un attimo, quando ho assaggiato il primo tè di Acilia. Per condividere e non perdere il piacere di quell'incontro tutto mio:

"Prima, gioia per gli occhi, con quegli screzi di blu che mi pareva non so perché di conoscere, e di ritrovare; ora pace per la mente, che sempre frulla e stira troppo i pensieri.
Adesso, se fossero foglie, si son distese davvero".

(davanti a una tazza di tè verde aromatizzato "Il Giardino della Nonna")


7.11.09

Much ado about nothing

«Sigh no more, ladies, sigh nor more;
Men were deceivers ever;
One foot in sea and one on shore,
To one thing constant never;
Then sigh not so,
But let them go,
And be you blithe and bonny;
Converting all your sounds of woe
Into hey nonny, nonny!»


«Dame gentili non più sospiri;
tutti gli amanti sono incostanti;
un piede in terra un altro in mare,
non sospirate, fateli andare.
E in ogni guisa fra giochi e risa
mutate l’intimo vostro rovello
in un ironico bel ritornello.
Trallerallera, trallalallà!»




(Molto rumore per nulla - W. Shakespeare)




***
ore 16.40 (più tardi)


Ma in fondo, è come dice Papavero che coglie nel segno e non posso imbrogliare più di tanto una certa essenza di fronte a lei, per cui la seguo e riporto qui ciò che mi scrive:


"Non è mai per niente quello che si fa, quello che ci tocca fare, quello che non possiamo non fare, ergo se ci corrisponde una volta fatto è fatto! Incacchiarci è lecito ah certo! Personalmente non mi angoscia la nozione di dispendio di più mi rode quello che non ho fatto..le ragioni sono state mille, inconsapevolezza, pigrizie, paure, paralisi d'ogni tipo".



E' quello il rumore più grosso.





***

“Sentiva che il mare, che amava tanto, poteva essere crudele e indifferente, ma lo amava lo stesso, come si ama la vita, sapendo che può essere sia indifferente che crudele, e tuttavia aspettandosi ostinatamente da lei il miracolo della felicità”.

(Il tè e l’amore per il mare, di Fazil’ Iskander, Edizioni e/o)




2.11.09

Per te.



È possibile voler piangere davanti a tutti,
di fronte alle foglie che cadono,
alla pioggia che cade come te,
e avanti e attorno tutti gli altri inconsapevoli, che non vedono,
tranne uno?


È possibile resistere dal piangere, e poi andare fuori, a sentire quanto davvero è buono l'odore della terra bagnata quando piove?


È possibile?



1.11.09

Per Alda







"Non voglio dimenticarti, amore,
né accendere altre poesie:
ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce,
la poesia ti domanda
e bastava una inutile carezza
a capovolgere il mondo.
La strega segreta che ci ha guardato
ha carpito la nudità del terrore,
quella che prende tutti gli amanti
raccolti dentro un'ascia di ricordi".



*



"Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento".



*


(...)

"E so anche che mi ami di un amore
casto, infinito, regno di tristezza.

Ma io il pianto per te l'ho levigato
giorno per giorno come luce piena
e lo rimando tacita ai miei occhi
che, se ti guardo, vivono di stelle".




Alda Merini (1931-2009)





30.10.09

Auto-ironina



"Le persone educate contraddicono gli altri, i saggi contraddicono se stessi". (O.Wilde)







Mi ha rapito, l'ho letto e l'ho rapito io.


Si tratta dell'Honest Scrap, un giochinino carino che ti chiede di raccontare 10 cose di te che gli altri non sanno. Imbarazzanti o svelanti, facciamo noi..


Donc, esercizio del giorno! Voilà, c'est moi:


1. Dicono che guidi come se stessi lì per lì per incontrare un animale nel buio che devo assolutamente schivare. Occhio scrutatore, sopracciglio alzato, petto al volante.
(Così dicono ma vorrei precisare che non è così).
(Ma, in fondo, quanta autocoscienza in me).

2. Il mio disordine non è da ordinare, se lo ordini, scatto d'ira e apologia sul "De Disordine, Pro Disordine", è inevitabile.

3. I termometri e i ventagli io li rompo. I primi mi cadono dalle mani, è sempre stato così (rischiando puntualmente l'avvelenamento da mercurio, dall'età di 1 anno); i secondi non so manco io come faccio a distruggerli, per la gran gioia di mia nonna, che ormai è rassegnata ad avere stecche di ventaglio che ciondolano, mentre alla veneranda età di 95 anni si sventola via da una vita aria calda e imbranataggini della nipote.

4. Probabilmente io so come sarò da vecchia. Come Nonna Bianca appunto, ci assomigliamo davvero tanto, più passa il tempo più è la mia Benjamin Button. Devo portare un rossetto rosso sempre con me, come fa lei, e ovviamente quel ventaglio rotto di cui sopra.

5. Ho una sorta di blocco nella scelta, che, ahimé, noto peggiori col tempo. Poco da aggiungere per il tuttoquanto sarebbe da scrivere.

6. Nino dice che sono "bon ton", non bacchettona intendiamoci, ma che le volgarità mi fan balzar la mosca al naso, alzo il sopracciglio e ridacchio, ma non saprei mai rispondere a tono. Di solito è un semprevalido "EDDAAIIII". (Si diverte lui a sfidare la mia buoneducazione, è quello il punto)..

7. Ho un neo nell'occhio sinistro, come se troppo iride sia fuoriuscito. Un pigmentino in più ecco. Da bimba, non sapendo cosa fosse, gli avevo dato un nome e l'avevo fatto passare alle mie amichette come un segno di magia e/o di rarità-nobiltà. (Che snob mammamia).

8. Puntualmente ogni volta che ascolto "La Storia di Marinella" di De Andrè, io piango. Ma piango piango eh. In qualsiasi luogo, stato d'animo mi trovi, da sempre funziona così. Corde speciali toccherà.

9. Nel mio sito personale sono ancora al 4° anno di Università. In realtà mi son laureata nel 2005, e ancora non l'ho aggiornato. E qui, sarebbe d'uopo dire, "invece di star a fare l'honest scarp, perchè non lo vai ad aggiornare ORA?" Perchè il 9° punto in questo consiste. Una sorta d'ignavia sull'effettivo e utile "da fare".

10. Le falangette delle mie dita medie son leggermente storte, vanno verso l'esterno, come a indicare fuori. E io come l'imbecille guardo il dito e non dove indicano.


(Posso aggiungere l'11°? posso posso posso?)


11. Insomma, volevo precisare pure, che io i titoli delle canzoni nel mio iTunes, o cd, o album scritto a mano, sì insomma io i titoli me li invento se non li so. E solitamente non li so. Ho una lista musicale tutta mia. Se qualcuno sente una canzone e non si ricorda il nome io dico "Ah sì! la so!" e rispondo col mio titolo personale, cosa che metterà probabilmente la persona in questione ancora più in confusione. E di solito, dopo che ho saputo il vero titolo, io non lo correggo, perché ormai mi ci sono affezionata a quel titolo lì.


Dopo queste verità pericolose spero che continuerete a seguirmi.


Rigiro l'Honest Scrap - nonché l'aforisma di Oscar Wilde - a:




(Vi dirò, mi diverte e mi allena questa cosa di auto-definizione... Oscar sarò fiero di me!)



Buona giornata à tout le monde,
Honest Nina



25.10.09

Ho visto Nina volare



Non è un doppione, è l'inverso, è la parte maschile, nella pagina di taccuino che precede l'altro. Lo vedi, in trasparenza?




Mi hai lasciato senza parole
come una primavera
e questo è un raggio di luce
un pensiero che si riempie
di te

E l’attimo in cui il sole
diventa dorato
e il cuore si fa leggero
come l’aria prima che il tempo
ci porti via
ci porti via
da qui

Ti vorrei sollevare
Ti vorrei consolare
Ti vorrei sollevare
Ti vorrei ritrovare

Vorrei viaggiare su ali di carta con te
sapere inventare
sentire il vento che soffia
e non nasconderci se ci fa spostare









(M. Chagall - Volare)



E ora, un baleno, mi viene in mente quella canzone di De André:

Quale sarà la mano che ti accende e ti spegne / ho visto Nina volare / tra le corde dell'altalena. Un giorno la prenderò / come fa il vento alla schiena / e se lo sa mio padre / dovrò cambiar paese / se mio padre lo sa / mi imbarcherò sul mare.




Un giorno la prenderò / come fa il vento alla schiena.




21.10.09

Ninuscola




Sono un pò assente.

Come incastonata dentro a uno specchio a guardar passare le persone.


(Però ho un bel rossetto, forse mi si noterà e qualcuno specchiandosi mi tirerà fuori da qui)


14.10.09

Giusto un istante



(2004. Nina fotografata da Alice, collegauniversitaria, che pur poco di me sapeva, per un esame. Di foto più scandagliatrici, di me e di allora, poche ne ho)

Ho pensato, sento nitido che sto continuando a farlo. Si pensa sempre, certo, intendo pensare in un certo modo. Come ciò che si apre nella testa dopo qualcosa, come un varco.

Mi riempio di poesie di segni di musiche, mentre faccio cose, mentre parlo con le persone, e me le guardo in bianco e nero, dentro me, come i ricordi o i ricordi non avvenuti.
C'è uno spazio intermedio in tutto questo. Visibile.
Giusto un istante, un istante che continua, ma quel lampo è un attimo e lo puoi vedere nitido. Come una strada tra case che altri non vedono, in una città invisibile interna, quando si accende un lampione, quando luccica un oro, quando brilla l'occhio, lucido perché trattiene qualcosa. Lo vedi ma non dici. Come se attendi, perché sai. Non chiedermi cosa, come tu stesso non sai chi sono io.



Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
Pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei così ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e così possa perderti
nell'antro della follia.




(...)
tanto io sono solo una fanciulla
piena di poesia
e coperta di lacrime salate,
io voglio solo addormentarmi
sulla ripa del cielo stellato
e diventare un dolce vento
di canti d'amore per te.


(A. Merini)



10.10.09

Controvento


Disse il basilico, mentre la mano strappava foglioline per farlo pesto.
Quasi a dire, se sono qui per questo scopo io non so, ma il mio diniego io non saprei
come spiegarlo, io le parole non le ho.



Oggi piove. Oggi sì che è autunno.
Aria uggiosa, in cui solitamente Nina è ben portata a scrivere e a farne un'altra delle sue.

Il punto è che contanti pensieri faccio fatica a ordinarli, ci giro attorno da tutta la notte insonne, come un cucchiaio di legno in un pentolone (e anche lì, lo voglia o no, foglie di basilico).


Mi lascio fare non sapendo controbattere precisa, come una piantina di basilico a cui vengono strappate sensazioni che non ama. Ce l'ho in mente che non mi va bene, ma non ho le parole per rispondere a questo, che domanda non è.


Ieri sera ho fatto avanti verso il mare riempiendomi di energia, e, da programma, ne son ripartita, controvento, per tornare a casa.
Ma una volta lì ho scoperto che casa non era casa, e allora sono ritornata verso il mare, come se là ci fosse qualcuno ad aspettarmi sul serio.
Mi son fermata vicino a una barchetta nera solitaria, adocchiata ore prima, arenata sulla riva.

E ho aspettato.

Cosa non so, perché ogni volta che aspetto, che mi lascio andare, la risposta non arriva, ammesso che la domanda stessa sia arrivata.


Mi sentivo come quella barca nera lucida nella notte, che stava lì di fronte al mare, come a chiedere a lui qualcosa.


Ma il mare non risponde, non ha le parole lui, lui ha le onde, lui ritma il tempo, porta e porta via, copre e scopre, ma non risponde mica.


Per cui stavamo lì vicini,
e lui (senza dire) chiedeva
ma che stai a fare qui?
e io (senza dire)
me lo dici tu?

...

(onda)
(onda )
sshhhhh
shhhhhhhhh

....


Allora ho disegnato, ho scritto, e me ne son andata, con delle piccole conchiglie nella saccoccia.



E' capire dove fermarsi, dove le briglie che ti legano sono fatte di fiori, e non di cuoio che ti ferisce al minimo movimento discorde, e Nina è un attimo che se le tira via dal collo e torna verso il mare.
E' dove le foglioline te le togli da sola felice, e dove quelle briglie siano visibili.


Qual è il mio vento.





7.10.09

Dada Roma


Righe - strade ferrate linee gialle vietato attraversare i binari scale scalette ombra luce ara pacis bianco pioggia passata

Cielo - luna alba sfumato che colore è? poi di nuovo cielodiroma che sconquassa l'anima guarda su!

Acqua - e fontanelle nina che si ferma e pensa per ore, lì, ferma l'immagine!



(C'è la mostra dei DADA tra poco a Roma. Io ci sono stata poco prima che cominciasse a Roma, l'altroieri, da sola, per poche ore a cullarmi in un nido che "stropiccia l'anima". E tra treno e tra Roma, vedi che tout se tien? Dada è un tout se tien! Già prima dell'inizio. Foto da un telefonino altrettanto sconquassato, ma dovevo portare quell'aria d'istante).





1.10.09

due



"(...) tra quegli ombrelloni solitari di fine settembre vedo muoversi due sagome, le vedo saltare su una pozzanghera e ridere di gusto. Felici della loro unicità. Del resto, ogni assenza riconosciuta è già una presenza."


*


Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente da latte e il suo secondo

saremo due come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono le acque, le dolci e le salate
due come sono gli occhi i piedi, i reni i tempi del battito
i colpi del respiro.


Quando saremo due non avremo metà

saremo un due che non si può dividere con niente.


Quando saremo due nessuno sarà uno
uno sarà l'eguale di nessuno.

L'unità consisterà nel due.

Quando saremo due cambierà nome anche l'universo,
sarà di-verso.


(Erri de Luca)





28.9.09

Per bocca di un albero parlante




Che poi che il mio albero preferito sia il gelso, il "moro", da cui partono numero n rami, lo si sa.

Ma Ray, qui sopra mentre porta dei quasi Rayban appunto, l'ho conosciuto ieri nel belvedere di un'oasi vicino casa mia.

Si è prestato a parlare per me oggi, per dare un annuncio a voi, care e cari che mi leggete e mi spronate.

Ray, a te.


"Peppereppeppeeee!

Carissimi,
ho l'onore di annunciarvi che è finalmente uscito
Pagine Bianche Regione Marche 2008/2009,
con le Pagine Bianche d'Autore vincitrici,
concorso al quale Nina e Nino hanno partecipato, zitti zitti,
e son stati menzionati per la loro fotografia

Se ne stanno lì,

capovolti,

a pagina 25,

proprio sul bordo,

con una (uhm) didascalia ai loro piedi,

in 676.000 numeri

nelle case dei marchigiani.


(Oddio, 3 copie se le è prese Nina, anche quello fa portfolio dice).


Non è da tutti trovarsi sull'elenco telefonico

AL ROVESCIO

io dico".



E insomma ecco qui, per bocca di un albero.

Vi lascio qualche scatto ricordo. Poi mi direte cosa pensate della critica artistica all'opera.






P.S. Piccolo particolare che qui avevo tralasciato. Il tema di quest'edizione era:

"Happiness: percorsi, sogni, utopie sull’idea di felicità nell'epoca postmoderna".

ça va sans dire.



Nina capovolta e moltiplicata per 676.000.




****

Aggiornamento Ninesco del 29 Settembre 2009:

Vengo a sapere oggi che sono all'interno di questo nuovo magazine d'arte online, BANG ART. Son stata scelta nella sezione TNT, e in attesa di evoluzione:


Dico evviva!

E poi loro dicono che: "Grazie ai commenti dei visitatori, che esprimeranno liberamente il loro gradimento o sdegno, scopriremo i più meritevoli e originali, che saranno pubblicati sulle pagine di carta di BANG ART MAGAZINE".

Per cui, se vi va e se lo ritenete giusto, scrivete, dite, sdegnatevi pure negli "Shots". Sarà oro per me.


Nina, ancora, che prova ad andare avanti.



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