30.12.10

In questo quando


illustrazione milan kundera amore francesca ballarini


"Tereza sentì la propria anima precipitarsi alla superficie attraverso tutte le vene, tutti i capillari e tutti i pori, per mostrarsi a lui." (M. Kundera)


Penso che tutto sia legato a una fatto molto limpido, fuori da tutti i garbugli che con la quotidianità e i progetti apparenti siamo capaci di creare.

C'è chi è determinato e c'è chi è determinante nelle nostre vite.
Non possiamo farci nulla, e io ne gioisco. Voglio dire, non sono preoccupata, perché mi sento fortunata.
Perché io so chi sei, e so che tu sai chi sono.

E intendo tutto l'essere che porta con sé quel verbo, come si è, cosa si desidera, l'idea più antica che ci portiamo dentro - per caso nella nostra anima ci stia scritto qualcosa in allegato, una didascalia, una specie di etichetta del tipo "lavaggio a mano, non candeggiare".

Io ho la sensazione che quest'etichetta qualcuno l'abbia letta, e che io abbia letto la sua.
Quando succede questo, nessuno può togliere la forza; può succedere tutto quello che vuoi, resta il fatto che someone found you.
E quando sei trovata, quando sei e sai, non c'è strada migliore, non c'è posto migliore, è come sentirsi a casa, ma pure altrove, solo che nello stesso tempo.

Kundera, ancora, scriveva che nel vivere non c'è alcuna felicità, è portare il proprio io dolente per il mondo. "Ma essere, essere è felicità. Essere: trasformarsi in una fontana, in una vasca di pietra, nella quale l'universo cade come una tiepida pioggia."


Davvero è la sensazione forte che sente il mio corpo, sicuro senza paura. Una sensazione a volte sfuggente, pur sempre conoscendola. Perché il corpo mio, con cui parlo, è uno, e la solitudine è cosa atavica. Ma qualsiasi cosa accada, si dica, so che una specie di me è in giro per il mondo, a passeggio, o magari mi è seduta davanti, con un altro cuore un altro corpo un'altra vita, e per questo bella, perché altra.
Ha un corpo diverso dal mio, e se lo visualizzo è un corpo felice, ha le farfalle nello stomaco, ha il cuore in gola e parla con le parole che so che sa che vorrei, risponde prima che io domandi, ha gli occhi pure dietro, perché tutto vede.


Magari un giorno saprò spiegarlo meglio, e forse lo spero. Però dico grazie a questo tempo, a questo scorrere del tempo che me lo fa capire.

Sapete, io e il tempo ci amiamo, perché secondo me la sa lunga. E a me, che penso sempre sia troppo breve o fuori registro, lui guarda paterno e rassicurante, e mi schernisce.


Buon viaggio, buon anno futuro a voi, che sempre dolcemente passate di qui.


Nina




*

21.12.10

Déjà vu

Come uno spiritello birbo di Natale, ho deciso di rubare una piccola storia che mi è stata raccontata, e di farla mia.  (In fondo è già mia, dal momento in cui la dici, è che oggi l'ho "vista" di nuovo). 
Per cui riporto qui il suo déjà per spiegare il mio vu, anche se lui racconterebbe molto meglio, e con me prende la consistenza di sogno.


Déjà
A primavera mi trovavo in Florida. Passeggiando senza meta, entrai in una cattedrale. C'erano tante persone, e cantavano, seguendo il coro gospel che stava sulle scale dell'altare, dalle vesti lunghe e brillanti, forse verdi. Tutti battevano le mani, e le mani, come farfalle, in alto, sprigionavano gioia e forza a far vibrare le fibre di quel luogo. Un luogo celeste in terra, mi pare di percepire. Ero lì in mezzo, tra loro e cantavo pure io, credo. Verso la fine, a tempo di musica, in quel salire potente di voci che strappavano le parole al cielo, ecco cadere una pioggia di foglioline di carta, di tanti colori, in cui ci stava scritta una parola sopra, ognuna diversa, di gioia di pace di auguri.
Due foglioline verdi si erano fermate ai miei piedi. C'era scritto "Love" su entrambe.
Tieni, le ho riportate qui, mi sembrava un bellissimo segno.

Vu
In casa, nell'inverno appena iniziato di quest'anno agli sgoccioli, il mio bonsai sta perdendo foglie, ha caldo, ma fuori sarebbe troppo freddo, e allora emigrerà a breve sul pianerottolo delle scale.
Dovremmo allontanarci l'uno dall'altra, ma si devono prendere anche queste decisioni quando il gioco si fa duro. Ci sarà una porta sola d'altronde a separarci.

Però, prima di sedersi su quella sedia-da-pianerottolo, in cerca della sua dimensione, il mio bonsai ha fatto cadere due foglie, alle mie radici.



E ora, siccome è un déjà vu, anche lui sta cantando.

Io che sarei di te / I nei le vertebre 
ogni riflesso rosso perso tra i capelli
E solo a pensarti lo sento / Che i venti 
la polvere il mondo l’oceano l’idea 
di un amore tremendo / tutto è dentro te 
e come un distacco dal tempo è l’astratto dio 
dell’universo che appare attraverso quel lampo 
di sole / se guardi me / trasloco l’anima


Ma è un pò come se qua l’aria non
fosse che un via vai di tuoi respiri / Si spera anche così 
fiutando pollini / con questa scena in mente di te che arrivi


E solo a pensarti
lo sento / che i venti la polvere il mondo l’oceano l’idea / di un amore
stupendo tutto è dentro te / E come un distacco dal tempo / È
l’astratto dio dell’universo che appare attraverso quel lampo di sole
se guardi me / come l’edera / Che ostacoli non ha 
Così il mio folle amore sale ad abbracciare te.


(Edera - M. Gazzè)








*

17.12.10

Per(e)sistere

La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
poesia illustrata szymborska
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un'occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l'erba;
e seguire con gli occhi una scintilla di vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d'importante.



- Wislawa Szymborska




10.12.10

Canto di Natale ~ "I Baci di Neve" (versione illustrata)

C’era una volta un piccolo fioraio.
Lo potevi incontrare al mare che t’appuntava fiori tra i capelli, o nascosto tra le foglie di un lillà, il suo colore preferito. 
Durante l'inverno si trovava spesso da solo. Aspettava la bella stagione e vagabondava cercando luoghi fioriti, invano.
In un pomeriggio freddo e silenzioso, all’incrocio tra Via dell’Altromondo e Largo Sinfonia, inciampò nella Montagna Alzatina. Era bianca e accogliente, gentile come i suoi vasi portafiori. Con fare nostalgico si arrampicò su di essa, e da lì contemplò l’orizzonte.




Pensava che i suoi fiori gli mancavano proprio, come mancano i baci a un innamorato. 
Come quando ti manca il pennino se vuoi disegnare, o un ingrediente speciale quando vuoi creare. Vale un po’ per tutti l’inverno dei fiori, pensò. 


La Neve, che lo vide affacciato dalla Montagna Alzatina, si accorse di lui e dei suoi pensieri.
Mentre lo guardava, comprensiva, sentì una strana spinta che la induceva a muoversi, un motore immobile che non sapeva neanche di avere, lei così abituata com’era a "cadere".


Cominciò pian piano a rotolare su se stessa, a formare piccole palle di neve, girandosi sulla terra, facendo capriole e ballettare una sull’altra. Sembrava volesse raggiungerlo sulla montagna, lui solo e malinconico. 


In effetti era un bellissimo fioraio, è dovere dirlo. Baffetti nero corvino da sparviero, una blusa violetta che gli cadeva a pennello (e pure un po’ a matita) e un andamento sinuoso che ogni volta pareva sfuggirti dalle mani. 
Forse la Neve quando lo vide se ne innamorò.



Fatto sta che quel rotolìo di baci di Neve, che si mescolavano e facevano scalette per raggiungerlo in alto, agli occhi del piccolo fioraio non parve vero. 


Perché sì era neve, sì s'avvicinava il Natale e tutto è possibile (qualcuno dice), sì era inverno e di fiori neanche l’ombra, ma lui sentiva crescere nitido un profumo d’estate.

Un sentore di cocco, a essere precisi, che si diffondeva a ogni saltellare di quei baci di Neve, che ormai avevano riempito la montagna, ora innevata.

Per il fioraio, prima solo e in attesa delle sua stagione lontana, ora tutto era cambiato.




Camminava adagio e incredulo su quel manto bianco, tra i morbidi altorilievi che lo attorniavano e gli facevano da cuscino e gli tiravano baci, inebriandolo di profumo di cocco e zuccherino. 
Su quella specie d'amore che l’aveva raggiunto, infatti, non poteva far altro che passeggiare leggero come un uccello. 
Ricordava bene (lo diceva pure Emily) che come gli uccelli bisogna camminar sulla neve, e non ferir ciò che sta sotto, e che probabilmente ha steso i suoi sogni ai tuoi piedi.

Pensò inoltre che era molto buffo, e pure speciale, perché a dispetto del tempo e delle stagioni, aveva nevicato al contrario per lui, era la Neve ad averlo raggiunto. 
Un po’ come un fioraio che riceve dei fiori, stavolta.
Stava bene lui lassù, con la sua Neve che profumava d’estate, e decise che avrebbe aspettato lì quel che le stagioni sempre possono portare.







“L’acqua è insegnata dalla sete.
 La terra, dagli oceani traversati. 
La gioia, dal dolore. 
La pace, dai racconti di battaglia.
L’amore, da un’impronta di memoria. 
Gli uccelli, dalla neve.
(Emily Dickinson, 1859)









Baci di Cocco e Quark, ricetta gluten-free per fare delle "neve innamorata" in casa:

• 4 albumi (120 gr circa)
• 150 gr di zucchero a velo setacciato
• 70 gr di quark (20% di grasso) (in mancanza sostituire con della ricotta)
• 200 gr di farina di cocco
• piccoli pirottini di carta

1. Montare a neve gli albumi insieme allo zucchero a velo.
2. Incorporare il quark e la farina di cocco fino ad ottenere un composto omogeneo.
3. Con le mani bagnate formare delle palline di circa 40 grammi ciascuna e riporle in piccoli pirottini.
4. Cuocere nel forno preriscaldato a 160°C per circa 15 minuti. I baci dovranno essere leggermente dorati. Far raffreddare completamente prima di consumarli.
I baci si conservano a lungo in una scatola di latta. Con ogni giorno che passa sono più buoni. Si possono anche ricoprire di cioccolato.

 - Illustrazioni & Racconto di Nina, Fotografie & Ricetta di Alex (la versione fotografata del racconto, qui) -

Nota delle Autrici: Questa è una storia che nasce dal filo invisibile che lega Alex e Nina: due anni fa la prima regalò un fiore viola all’altra, un fiore speciale, convincendola a continuare a rimanere qui nella rete e tentare la sorte di illustratrice vagante e marina. 
Alex è la “madrina fioraia” di Nina, e se la ride pure, perché dice di avere il pollice nero. 
Nina è per Alex un punto di riferimento nel grande mare che è la rete. Un faro su cui fare sempre affidamento, una spiaggia piena di conchiglie dove poter mettere radici. E nonostante Alex e Nina non si siano mai conosciute, sanno che un giorno cammineranno insieme in mezzo ai fiori (viola) e alle conchiglie. 

(Il nostro Racconto/Ricetta partecipa al Contest "Aggiungi un Blogger a tavola")





6.12.10

In un dato luogo e in un dato tempo


clessidra illustrazione sanguineti

Siamo clessidre con la sabbia in fondo lo dice Edoardo Sanguineti.
È che oggi percepivo chiaramente la sabbia fuoriposto che mi incespicava i piedi.
In quei momenti vorrei proprio sentire il rumore di una mossa, di un'onda che si chiama azione. Vorrei dire aiutami, mare, se tu hai capito, muovila questa sabbia. Ci vediamo all'incrocio tra la riva e il bagnasciuga, io porto la paletta e il secchiello, tu porta l'acqua, ne faremo un castello.






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