27.12.08

Oltremare






L’amore che parla di sé in un bello sguardo
La percezione in cui mi perdo
e l’oltre mare di un assurdo

L'amore che arriva con movenze lente
qui sotto gli occhi della gente,
mi parla con voce tremante

Illudendo, lusingando
Incantando e come danzando
afferra le mani

Affrettando, ansimando, provocando
e tutto abbreviando, come adorando

Ti amo tanto e ti sento arrossendo
e impallidendo
quasi morendo, sì

L’amore che trafigge me, lascia che dica
Non so cos’è, non lo so mica
Ma credo in te dolce nemica.



(Paolo Conte - "L'amore che")


23.12.08

Per Voi


Aiuola mi ha preceduto e accarezzato il cuore come immaginavo. 

In ritardo allora eccomi, con un po' di me in ognuna di queste immagini, come una cartolina d'auguri personalizzata, ad ognuna di voi che pian piano è entrata in questa ricerca orchestrale di Francesca e di Nina. 

Preso il vostro posto  nel semicerchio e trovato il vostro strumento, siete con me a scrivere la partitura. 



Ad A.o. e al suo violino (o forse la sua viola?)





Ad Artemisia e al suo oboe dal suono avvolgente





Ad Alex e ai suoi piatti vibranti

 




A Cobrizo e al suono colorato e fiabesco del triangolo





A Papavero e alle note brevi e lucide di uno xilofono che suona haiku





A Fastidiosa e al flauto traverso di un folletto dei boschi







A Rossana&Luna, due clarinetti che metton brio alle giornate







A Twostella e alla sua arpa gentile







Auguri a chi passa lievemente di qui e mi lascia un segno che tengo caro sul mio spartito.

22.12.08

Mele, treni, sedie, mari





"...e mi sembra che tu scappi
rincorso da mille vocianti cani."



Questi versi di Alda Merini mi strappano sempre il cuore, ogni volta che li rileggo, ogni volta che vedo il mio disegno. 
Così era allora, a Bordeaux (quando anche la mia mano così tremante sembrava fosse in movimento veloce, a rincorrere, non a fuggire), e così penso ora.


Rincorso, fuga, orari, treni. 
Tempo che fugge e tu temo con lui.

17.12.08

Il mio ulivo-quasi-verde




Alle volte quando fai cose, certe cose, è come se mi trovassi di fronte al regalo puro di un bambino. Che sa benissimo la gioia che provocherà con esso, ed è trepidante nell'attesa di poterlo mostrare, e vederne indietro la felicità che ha portato.

Come quando ti brillano gli occhi. Come conoscerti quando non ti ho conosciuto mai.

Come quando non ti tieni più, e non vedi l'ora della "meraviglia".


E allora tante cose, macchie, rughette, segni, ritratto del tempo che passa e degli eventi che si susseguono, sembrano sparire, e tutto è così puro e naturale e semplice, che mi lascia senza parole conoscerti così. 


La clessidra si appoggia lunga sul tavolo per quel momento, come addormentata, e assaporo quella gioia, tua e anche mia allora, innocente.


Sembra un raggio che squarcia le nubi e tutto baldanzoso illumina quell'alberello laggiù, quell'ulivo nodoso, dal verde sbiadito, un verde bello però, perché è la sua pioggia che lo ha argentato.


E le fossette che mi rinascono sulle guance sono le stesse di quando giocavo col mio orso-quasi-bianco

Lisce e felici, senza sfumature inafferrabili o intraducibili.




15.12.08

Cosa vedi?





Ma è sabbia o mare che scorre nelle tue clessidre?


oppure


Quanto altro tempo dovrò fingere prima del tuo ritorno?


oppure


Il tempo scorre, che è una cascata dentro le clessidre.






N.B.  I punti di vista sono importanti. Lo so questo, eppure sembra che di tanto in tanto io me lo dimentichi, e ci cada dentro, incastrata come in un'ampolla di vetro.



12.12.08

Era una mia vecchia cartolina





che faceva, assieme ad altre, dell'ingenua mail-art da Bordeaux, e dalle famose Place Clichy in cui sostare. 

Ma questa era speciale. Tentava di raggiungere quel che altro non poteva. 

Papavero me l'ha riportata alla mente. E questa è solo l'immagine che mi è rimasta, quando era appoggiata ancora sul piumone fucsia del mio letto, e prima che lei stessa cominciasse il suo viaggio per mare.



"Canto nel vento
come i pini
e gli alberi maestri delle navi.

Come quelli sono alta e taciturna,

e di colpo mi rattristo come un viaggio".







(Liberamente tratto da P. Neruda)

10.12.08

Strings



(Mi chiedi com'è il mare, se il faro se è acceso e come sta lui, il signore col frac che sale su quel laccio, lungo la parete lilla.

E il cielo? Il tuo cielo Nina com'è? 

Lo voglio proprio vedere il cielo, mi manca. 
You can’t feel anything that your heart don’t want to feel.

Sono stanca di abituarmi. Abituarmi non è quel giusto educarmi, che amo e apprezzo, che è quello della volpe del principino. Abituarsi all'infinito temo sia perdere un pò della propria natura. 

Devo riprogrammare un pò di cose penso.

Prima parlavo al telefono con S. e mi son accorta che stavo disegnando decine di pesci provvisti di bocche e di naso, e probabilmente di memoria.


C'è la nebbia fuori, ed è pure tanto freddo, e solo una canzone continua a girare in sottofondo).

7.12.08




Il primo verso della Donna Cannone fa: 
"Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, 
giuro che lo farò...".

E De Gregori la canta chiudendo l'accento sulla o di "farò". 

Quando ero piccola sentivo la canzone e la amavo, ma non capivo mai perché Francesco dicesse "faro", insomma che c'entrava..



L'altro ieri forse l'ho capito.



Ecco che c'entra.

5.12.08

Pomeriggio con stufetta: un té verde, un mandarino che mi guarda e una matita colorata scelta a caso da una scatola cieca.





(Ancora lui col suo frac).


Tira tanto vento ora. La mia agenda rossa e un pastello blu oltremare sono accanto a me. 
Di fronte, un portafrutta gigantesco di porcellana, con dentro clementine arance e qualche vecchio melograno, che sta lì, che più avvizzisce e più è bello, pare un nonnetto colmo di storie.

Ho già acceso la luce per quanto fuori è buio, e sono solo le 15.30. 
Se ci fossero rumori sarebbero le foglie secche di sotto che in un turbinìo da ciclone provinciale avvolgono lampioni marciapiedi e gatti che si rifugiano nel proprio garage condominiale. 

Riapro la mia carta color avorio color Moleskine, e ricomincio a disegnare.



2.12.08

Sott'acqua



Pensate a un pesce, voglio dire. 
E' un po' come quando uno si trova o no nel suo elemento. 
Fa la differenza ecco.

A volte vorrei essere immune dai cambiamenti di habitat; ci sono occasioni in cui riesco, adatto il mio ritmo per renderlo più armonico possibile col resto, e altre volte in cui mi pare sia un'aria così pesante così diversa così stridente che prima o poi l'ossigeno io lo finisco.

E poi c'è il contrasto. Il confronto con quei non-luoghi in cui l'aria è così fresca, così tua, ed è così semplice respirare che lei ti brilla dentro, e gli occhi si illuminano, e la fotografia di quel momento - se la potessi fare - diventa la copertina dei tuoi capitoli migliori.


Difficile allora sfuggire al ricordo.

1.12.08

Come il rumore della sabbia




Il regalo più bello per Nina è stata una clessidra.

La cercavo da tanto, perché è in tanti miei disegni, 
oggetto magico e assieme conturbante, 
senza rumore come il tempo che passa.

Tanti occhi si fermarono davanti a quei granelli su carta. Ora averlo qui tra le mani, in questa forma di vetro flebile come una bolla di sapone e infingarda come una maschera, mi fa felice, come dire 
ah, esiste sul serio come era nella mia testa.

La sua sabbia è nera e il suo tempo è scandito in 30 minuti.
Chissà quanti granelli. Se mi ci specchio dentro si moltiplica il viso.

E l'uomo appoggiato a lei, o che la spinge,  o che ci si sostiene, 
esiste da tanto e da tanto tempo mi segue.

Chissà, si farà forza dell'amico Tempo che tutto passa e tutto placa, 
o ci combatte con quelle braccia tese 

per dire

 su, muoviti muoviti




muoviti.
.

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