A volte si scrivono cose per non scriverne altre.
Non che dici bugie nel mentre, ma sono come passaggi interpolati da un pensiero alla sua evoluzione espressa. In un disegno, nel suo racconto, per me il più delle volte è così.
Sere fa ho ritrovato vecchi amici per una festa di laurea. Soprattutto uno. Uno di quelli che in quell'epoca da liceale, se lo trovi, "ti salva la vita". Non è palese, ma ci si salva, assieme. Uno di quelli che conosci nella sua fibra più profonda, così profonda che ora non si vede più. Uno di quelli che t'ha disegnato un po' l'anima e l'immaginario. Uno di quelli con cui hai le vene così legate che non pensi si finisca lì, a qualche anno dopo la maturità, che il nodo si sciolga sfumando via, e che le strade si trasformino separandosi.
Fatto sta che, per una magia nera inconsapevole, ciò è avvenuto, in silenzio, sottovoce: come quando uno cresce, e adesso che il viso s'è allungato e il punto vita affinato tu non t'eri mica accorta mentre accadeva.
A pensarci non stai bene e non stai palesemente male, perché in realtà non è successo nulla di brutto che portasse alla separazione; semplicemente c'è stata, e adesso non sai più nulla dell'altro, o il poco di superficie.
Eppure, ti dici, lui sa come, quanto e perché il mio corpo e la mia mente sono come sono ora. Anche se non sa come sono ora.
Voglio dire, è assurdo. E l'assurdità, e non il malore, è nel divario del tempo e nel confronto tra i due noi di oggi e i due noi di allora. Ne ho perso l'interpolazione.
È come guardare da lontano un cerbiatto che un tempo hai fatto crescere, senza poterti avvicinare. Se ti avvicini non sai più bene cos'accadrà. Come se quell'epoca d'allora e dell'assieme sia avvenuta, è stata. Hai provato a ripescarla, ma be' è andata. Ed il cambiamento è così profondo e assieme sfuggente, e forse connaturato alle ricerche di ognuno, che non si dice.
Allora lo guardi, nel cerchio di sedie di un bar vicino al mare di fine inverno, con tutti attorno che non sai come si chiamano, e tu di fronte a lui, agli antipodi, fingi nulla, giri il bicchiere di vino freddo, scherzi e muovi il palloncino-di-festa legato alla tua sedia, ma intanto lo guardi.
Lo riconosci in tutto, all'altro estremo di un ponte di anni, come vibra le gambe quando sta seduto, come sempre in procinto di dire è tardi devo andare, sembro nervoso ma non lo sono, le cosce lunghe, quelle che facevano tremare il banco e tu con la manina le fermavi, a placare l'onda che ogni minuto lo scuoteva; le mani che si curvano, con la punta delle dita all'insù come un arco teso, il corpo del ragazzino già alto e grande allora, ma bambino, che ancora se lo porta dentro, che si ingobbisce sulla sedia, che sorride placido a una battuta altrui che non fa ridere ma che accompagna con una risata "buona".
Lo ritrovi, e stai nascosta.
E poi passa tutto il tempo di mezzo, come nulla fosse, ognuno assieme alle persone del proprio presente, fin a quando ci si saluta, nel rito del congedo simile a tutti. E qui lo sguardo finalmente s'incrocia, e resta disegnato nell'aria, sopravvive.
Dura una frazione di più di coscienza, che porta tutti gli anni dentro, in cui lo sento che mi dici stai bene, voglio che tu stia bene, ma non lo diciamo.
E riemerge quella sensazione netta, ancora una volta salvifica, che tu conosca il bene per me.
"Gli occhi non sanno vedere quello che il cuore vede, la mente non può sapere quel che il cuore sa".
Pensiero vitale, che placa la tempesta del tempo. Io dico che è la carezza sul dorso del cerbiatto.
"With half-damp eyes I stared to the room
Where my friends and I spent many an afternoon,
Where we together weathered many a storm,
Laughin' and singin' till the early hours of the morning.
By the old wooden stove where our hats was hung,
Our words were told, our songs were sung,
Where we longed for nothin' and were quite satisfied
Talkin' and a-jokin' about the world outside."
(Bob Dylan's Dream)
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Perché non mi dimentichi questa poesia, letta oggi 8 Aprile, giorni dopo la pubblicazione e l'ispirazine di questo post: vedi qui, perché è così.
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8 commenti:
Pubblicato alle 16:16. A proposito di magia nera. E mi ci specchio dentro, in questo pezzo come in tutti gli altri. Un abbraccio. chiara
Io lo chiamo "condivisione temporanea".
Lui, il mio salvavita, affetto, forse innamoramento.
Ma ora non si viaggia in parallelo.
Io non voglio vivere di rimpianti.
Lui, perchè ha una vita poco ricca, crede che i rimpianti possano aiutarlo a scuotersi. Ma non è così.
Io, ho gli occhi aperti.
Lui, no.
non dovevi mettere bob dylan, non dovevi per dire che dovevi! e per dire che io in questi giorni in cui non sto bene sono in full immersion con bob (con post sonori inevitabili)
la nostalgia è dentro il mutamento, sono inevitabili
e i sogni sognati racchiudono tutto quel che ci appartiene e che non va via
e la distanza non è lontananza
e la routine invece ammazza tutto
Chiara, un abbraccio a te
Anonimo, sei sempre Chiara? gli occhi aperti sempre e comunque e i rimpianti non servono se sai che hai fatto tutto, e tutto così è, come la natura delle cose.
baci
Papavero, ti sentivo lontana. Ma non distante, infatti.
Un abbraccio pure a te, sì, è inevitabile, però uno a volte ci pensa di più, e io stavolta tanto e non solo su questo che racconto.
Stai bene
nina
scrivi bene quanto disegni: leggendo questo post mi sembrava di assistere alla scena della festa di laurea, visualizzavo te e lui come se foste dentro uno schermo al cinema e io seduta a guardarvi, a seguire la direzione sfuggente dei tuoi sguardi e la risata di lui che risuona buona e morbida sopra la colonna di bob dylan. Un film di quelli che ti innamori per la leggerezza dei movimenti e la profondità dei sottintesi. Sei davvero molto capace, Francesca.
nel temporale dell'altra sera e in queste pioggerelle di primavera ci sei anche tu mia caravella ....
Nina che bel post! lo so, lo dico sempre, ma è vero. Mi è sembrato di vedere tutto, di essere lì anch'io (come mi è successo quando ho letto il post sull'arrivo delle agende con Halleluja...)! Scrivi bene quasi quanto disegni... o comunque trasmetti le sensazioni con la stessa efficacia! Mi viene da abbracciarti! S.
Grazie a voi, che mi dite, che leggete e vedete.
Un abbraccio caro
nina
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