4.5.11
Il Sarto
A volte mi pare di crescere e non avere l'abito adatto a contenermi.
Succede che si scuce qualcosa, esco fuori dai bordi, dagli orli, dalle maniche. Mi lacero un lembo della camicia, la cima di un calzino, si lima il ginocchio.
Strap.
Poi mi ricucio da me, con ago e filo.
Ci vuole tempo per farlo, e contorsioni notevoli, soprattutto se lo strappo è su estremità mai affrontate prima, e quelle son difficili.
A volte è la Natura ad addolcire la guarigione (per esempio, io mi ricucio con calma se sto seduta su una panchina sotto tanti alberi), a volte è una musica (e allora la cucitura diventa più un ricamo), e a volte è la mia di forza, evviva!, che si risveglia di soprassalto da un sogno notturno e mi dice suvvia, tutto passa, sì pure quel filo multicolore con cui vuoi ricucire il bottone!
E mi ricucio. E il vestito si adatta.
In quei momenti di vulnerabilità-da-pelle-nuda però tanto vorrei, così tanto, che esistesse un Sarto tutto per me. Uno che ti conosce meglio di quel che ti conosci tu, che ogni tanto ti rompi di fronte a cose.
Uno che sa che sgualcirai il vestito, e sì, te lo lascia sgualcire. Ma che poi te lo ricuce nel modo giusto, ci pensa lui a placare l'animo, a spiegarti che succede, ché l'abito che verrà fuori sarà quello che sempre più ti assomiglierà, dove riconoscerai le linee d'espressione tue, della tua memoria.
"Guarda, sei sempre più bella, sei sempre più tu."
Sarebbe fantastico no? E molto più semplice e rassicurante di una mano tremula come la mia, perché a volte mi pungo e magari, dico, faccio pure peggio a tutto questo scampolo di stoffa.
Ecco, il mio Sarto sarebbe come me. Non troppo alto, della mia età. Capelli scuri, occhi pure scuri, mani piccole e affusolate. Avrebbe le fossette e un neo sulla guancia sinistra. Probabilmente sarebbe una donna. Una matita a sostenere i capelli e un piccolo metro che circonda la vita.
"L'importante è avere un buono specchio di fronte, Nina."
*
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15 commenti:
Se hai un buon specchio davanti a te, forse il Sarto sei tu. Proprio tu. Forse Nina è la Sarta di Francesca.
Che bella che sei con la matita nei capelli.
(io a volte ci metto un legnetto trovato chissà)
Che cosa meravigliosa.
Non ci conosciamo, ma passo spesso a "vedere" le tue parole.
Però qui volevo lasciare una traccia perchè sto ricucendo alcune parti anch'io.
nina cara, vedi che a volte i pensieri si uniscono anche da lontano... quando ci strappiamo noi la cosa meravigliosa è avere sempre voglia di ricurirci, di prenderci cura di noi stessi quanto basta per tornare a posto. pensa che tristezza fissarsi gli orli sfatti, le sbucciature, i brandelli di tessuto e pensare "non ne vale la pena". quello che conta non è lo strappo, è il desiderio e l'impegno per rimetterci a posto. un abbraccio forte.
grazie Nina, oggi mi sento davvero da "rattoppare" e queste tue parole sollevano quel lembo strappato e lo tendono per ricongiungerlo...
Ho sempre paura di ri-cucire male e quindi di dover sgrovigliare qualcosa di ancora più complicato e doloroso. Il mio sarto vorrei che fosse una piccola scimmia con gli occhiali tondi, uno spillo tra le labbra...non dice niente mi prepara un abito per tutti i giorni, resistente sempre a tutto.
trittoli,
sì, questo è.
anche un pennello a volte, ma lungo e fino.
Owl, piacere di trovarti,
e grazie che vedi.
la tina,
bello quel che dici, tanto vero e prezioso.
Lily Brik,
cara, ri-cucire male è il mio timore più grande ora sì. per questo serve uno specchio per vedere bene e vedersi bene. La scimmietta scommetto che fa già un ottimo lavoro (e io ch pensavo fosse un lemure).
baci grandi a voi,
nina
non importa se ti sembra di non aver ricucito da vera ricamatrice , l'importante è che il filo era il tuo e non vi sarà differenza.un abbraccio
ecco, io stavolta son quasi commossa!! perché sempre nei tuoi disegni c'è qualcosa che mi parla, proprio a me, alla mia storia; ma stavolta hai usato persino le mie parole e le hai amorevolmente cucite (è il caso di dirlo) così che ci veda dell'altro, quella forza e quella leggerezza che mi mancano...
Il vestito troppo stretto è un mio motivo ricorrente, e mi viene da De Gregori ("Buonanotte, fratello"); le scuciture, beh, quelle me lo porto addosso come segni indelebili e il sarto, quante volte l'avrò invocato, a denti stretti, lo so solo io. Mi piacerebbe riuscire a raccontarmi e a vivermi come fai tu con Nina, o come Nina fa con Francesca. Intanto ogni tuo scritto è una perla. Grazie.
sembra che ci sia un filo conduttore (è proprio il caso di dirlo) che lega questi ultimi 3 post (anche se forse i disegni vengono da momenti diversi)... anche se la cucitura non è tanto dritta magari, i punti sono solidi: ne son sicura!
A volte ho l'impressione che quando si cuce i pensieri che si fanno nel momento stesso (o la musica che si sta ascoltando), restino impigliati nel filo e riaffiorino ogni volta che si riguardano i punti, o si riprendono per raddrizzare l'orlo... chissà quante conchiglie, quante gocce di pioggia, quante sirene... sono rimasti impigliati nelle tue cuciture!
accendere il pc dopo la corsa mattutina e trovare i tuoi disegni e questo "racconto" mi fa iniziare bene la giornata..grazie ;)
Caty, ho un gran bel rocchetto a dire il vero, devo solo decidere ancora il colore. un bacio per te
Elisa,
ci credi?, non conoscevo questa canzone di de gregori (che amo), mi è salito un brivido a leggere quel passo simile. Penso che faccia del bene avere fili comuni e Nina è qui un po per questo, come dico spesso, non solo per me. un abbraccio forte a te, e grazie
Silvia, sì, come una rete! di conchiglie pesciolini e bottiglie con messaggio dentro. Il mio vestito tra poco sarà una barca, e io la vela. :)
un bacio
Cleare, sarò il tuo pit stop! ^_^
abbracci e buona giornata!
nina
ah ninetta! giovane saggia tu sei, e i tuoi fili di pensieri mi prendono mi piacciono mi avvolgono,
i tuoi rimandi come onde concentriche, ago e filo e il sarto soprattutto, e quello specchio di riflessione e di restituzione,
ed è evoluta la tua progressione di pensiero (per una giovane già saggia da giovane)(hai visto uno splendido film d'una regista belga, "le ricamatrici" - è uno dei miei preferiti in assoluto, contiene le tue stesse progressioni)
dice paolo conte il maestro è nell'anima e nell'anima sempre resterà e noi vogliamo parafrasare e spingere il maestro fuor di scena e far comparire il sarto! eppure sarto e maestro se la intendono ed ecco ritorna in scena anche l'altro! e il giovare arthur avido d'illuminazioni dice che Io è un altro..e papavero-moi che può fare se non invitarti a raggiungerla "in campo"? dove il sarto cosmico ha ridondato di voile e di seta e di giravolte di vento e di accecamento rosso e di scintille e di lampi e di fibrillante turbolenza, vieni ti aspetto, ci facciamo un vestito di tulle di chiffon di voile gusto franscese:-)
"io è un altro"
papavero,
il maestro, e io e un altro si ricollega a tutto ancora, e tu capisci, e tu ricrei.
la saggezza del mare, lo sto leggendo da un po', è bello, leggilo. al mare nessuno ha mai chiesto di essere razionale.
un abbraccio a te
ninetta
... e se poi gli restasse del filo,
potrebbe ricucire anche me.
Che bella metafora, davvero calzante! E poi come non riconoscersi in quegli strappi improvvisi, nella tenacia di rimediare improvvisandosi sarte e nel desiderio di averne uno professionale che guidi il filo con mani sapienti. E noi lì a guardare, a lasciarci fare con fiducia estrema e abbandono. Ma più grande di tutte è la gioia nello scoprire che da sole siamo capaci di rammendare, con cura e amore infiniti, ogni pezzettino di noi. Sapendo che non smetteremo mai di farlo, di modellare continuamente quel vestito sulle nostre forme mutevoli.
Grazie ^^
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