
È passato qualche giorno e ho tenuto fermo quel pensiero creato in un breve intenso tragitto, cercando di non farlo volar via al primo vento borseggiatore, che ora soffia pure forte, ma io mi son rintanata in casa. È nella borsa sulla spalla di Nina, lassù."Vivere pienamente, verso l'esterno come verso l'interno,non sacrificare nulla della realtà esterna a beneficio di quell'interna, e viceversa. Considera tutto ciò come un bel compito per te stessa." (Etty Hillesum)
Era uno di quei momenti in cui pensi che è tutto molto difficile - anche se sarebbe tutto molto facile - e ti ci svegli col compito che devi affrontare questa cosa. E ritorni pure bambina, bambina quando ti senti impotente di fronte alle cose dei grandi, ma pensi di avere la verità tu, la risposta che faccia in modo che le cose scorrano nel verso giusto, un fiume che naviga barchette e solo sassi e ninfee da aggirare, solo che ancora non sai come esprimerlo.
Mi sentivo le gambe deboli, io che ho sempre creduto di averle forti, esili ma forti. E guidavo contando i minuti per arrivare.
E allora ho pensato che per arrivare forti bisognava pensare alle cose belle, non quelle che ti fanno rabbia, non il lato scuro, non il lato che non capisci, ma quello che sai ben comprendere, nel senso di abbracciare. Che non diventa mai nebbia, nè castellodisabbia, che magari ha la consistenza di un sogno, ma è reale, e che tutti forse capirebbero, se.
Amor vincit omnia, fosse anche un angelo dalle alucce nere e dal riso beffardo, che deride le debolezze umane. Perché basta poco.
Allora ho pensato alle sue mani, le mani di donna più belle, ho pensato a quello che disegno, perché viene dal suo disegno che guardavo appoggiata al tavolino, con nove anni di meno, mentre con tutta me stessa speravo di diventar grande e alta e bella e disegnare come lei; ho pensato a quelle guance che quando ride le si alzano come quelle di un bambino, due pappole che non diventano rosse, me sferette lucide di pelle dorata, che ti fanno ridere il cuore.
E mi son ritrovata in un miscuglio di memoria forte, invincibile, e sì, a non sentire le mie gambe, ma a sorridere mentre guidavo fin là, racimolando energie.
Poi sono arrivata, l'ho abbracciata, ho sentito il suo vitino di vespa, la maglietta di Mirò, e ho ritrovato lei e le mie gambette da ragazza grande.