30.12.10

In questo quando


illustrazione milan kundera amore francesca ballarini


"Tereza sentì la propria anima precipitarsi alla superficie attraverso tutte le vene, tutti i capillari e tutti i pori, per mostrarsi a lui." (M. Kundera)


Penso che tutto sia legato a una fatto molto limpido, fuori da tutti i garbugli che con la quotidianità e i progetti apparenti siamo capaci di creare.

C'è chi è determinato e c'è chi è determinante nelle nostre vite.
Non possiamo farci nulla, e io ne gioisco. Voglio dire, non sono preoccupata, perché mi sento fortunata.
Perché io so chi sei, e so che tu sai chi sono.

E intendo tutto l'essere che porta con sé quel verbo, come si è, cosa si desidera, l'idea più antica che ci portiamo dentro - per caso nella nostra anima ci stia scritto qualcosa in allegato, una didascalia, una specie di etichetta del tipo "lavaggio a mano, non candeggiare".

Io ho la sensazione che quest'etichetta qualcuno l'abbia letta, e che io abbia letto la sua.
Quando succede questo, nessuno può togliere la forza; può succedere tutto quello che vuoi, resta il fatto che someone found you.
E quando sei trovata, quando sei e sai, non c'è strada migliore, non c'è posto migliore, è come sentirsi a casa, ma pure altrove, solo che nello stesso tempo.

Kundera, ancora, scriveva che nel vivere non c'è alcuna felicità, è portare il proprio io dolente per il mondo. "Ma essere, essere è felicità. Essere: trasformarsi in una fontana, in una vasca di pietra, nella quale l'universo cade come una tiepida pioggia."


Davvero è la sensazione forte che sente il mio corpo, sicuro senza paura. Una sensazione a volte sfuggente, pur sempre conoscendola. Perché il corpo mio, con cui parlo, è uno, e la solitudine è cosa atavica. Ma qualsiasi cosa accada, si dica, so che una specie di me è in giro per il mondo, a passeggio, o magari mi è seduta davanti, con un altro cuore un altro corpo un'altra vita, e per questo bella, perché altra.
Ha un corpo diverso dal mio, e se lo visualizzo è un corpo felice, ha le farfalle nello stomaco, ha il cuore in gola e parla con le parole che so che sa che vorrei, risponde prima che io domandi, ha gli occhi pure dietro, perché tutto vede.


Magari un giorno saprò spiegarlo meglio, e forse lo spero. Però dico grazie a questo tempo, a questo scorrere del tempo che me lo fa capire.

Sapete, io e il tempo ci amiamo, perché secondo me la sa lunga. E a me, che penso sempre sia troppo breve o fuori registro, lui guarda paterno e rassicurante, e mi schernisce.


Buon viaggio, buon anno futuro a voi, che sempre dolcemente passate di qui.


Nina




*

21.12.10

Déjà vu

Come uno spiritello birbo di Natale, ho deciso di rubare una piccola storia che mi è stata raccontata, e di farla mia.  (In fondo è già mia, dal momento in cui la dici, è che oggi l'ho "vista" di nuovo). 
Per cui riporto qui il suo déjà per spiegare il mio vu, anche se lui racconterebbe molto meglio, e con me prende la consistenza di sogno.


Déjà
A primavera mi trovavo in Florida. Passeggiando senza meta, entrai in una cattedrale. C'erano tante persone, e cantavano, seguendo il coro gospel che stava sulle scale dell'altare, dalle vesti lunghe e brillanti, forse verdi. Tutti battevano le mani, e le mani, come farfalle, in alto, sprigionavano gioia e forza a far vibrare le fibre di quel luogo. Un luogo celeste in terra, mi pare di percepire. Ero lì in mezzo, tra loro e cantavo pure io, credo. Verso la fine, a tempo di musica, in quel salire potente di voci che strappavano le parole al cielo, ecco cadere una pioggia di foglioline di carta, di tanti colori, in cui ci stava scritta una parola sopra, ognuna diversa, di gioia di pace di auguri.
Due foglioline verdi si erano fermate ai miei piedi. C'era scritto "Love" su entrambe.
Tieni, le ho riportate qui, mi sembrava un bellissimo segno.

Vu
In casa, nell'inverno appena iniziato di quest'anno agli sgoccioli, il mio bonsai sta perdendo foglie, ha caldo, ma fuori sarebbe troppo freddo, e allora emigrerà a breve sul pianerottolo delle scale.
Dovremmo allontanarci l'uno dall'altra, ma si devono prendere anche queste decisioni quando il gioco si fa duro. Ci sarà una porta sola d'altronde a separarci.

Però, prima di sedersi su quella sedia-da-pianerottolo, in cerca della sua dimensione, il mio bonsai ha fatto cadere due foglie, alle mie radici.



E ora, siccome è un déjà vu, anche lui sta cantando.

Io che sarei di te / I nei le vertebre 
ogni riflesso rosso perso tra i capelli
E solo a pensarti lo sento / Che i venti 
la polvere il mondo l’oceano l’idea 
di un amore tremendo / tutto è dentro te 
e come un distacco dal tempo è l’astratto dio 
dell’universo che appare attraverso quel lampo 
di sole / se guardi me / trasloco l’anima


Ma è un pò come se qua l’aria non
fosse che un via vai di tuoi respiri / Si spera anche così 
fiutando pollini / con questa scena in mente di te che arrivi


E solo a pensarti
lo sento / che i venti la polvere il mondo l’oceano l’idea / di un amore
stupendo tutto è dentro te / E come un distacco dal tempo / È
l’astratto dio dell’universo che appare attraverso quel lampo di sole
se guardi me / come l’edera / Che ostacoli non ha 
Così il mio folle amore sale ad abbracciare te.


(Edera - M. Gazzè)








*

17.12.10

Per(e)sistere

La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
poesia illustrata szymborska
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un'occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l'erba;
e seguire con gli occhi una scintilla di vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d'importante.



- Wislawa Szymborska




10.12.10

Canto di Natale ~ "I Baci di Neve" (versione illustrata)

C’era una volta un piccolo fioraio.
Lo potevi incontrare al mare che t’appuntava fiori tra i capelli, o nascosto tra le foglie di un lillà, il suo colore preferito. 
Durante l'inverno si trovava spesso da solo. Aspettava la bella stagione e vagabondava cercando luoghi fioriti, invano.
In un pomeriggio freddo e silenzioso, all’incrocio tra Via dell’Altromondo e Largo Sinfonia, inciampò nella Montagna Alzatina. Era bianca e accogliente, gentile come i suoi vasi portafiori. Con fare nostalgico si arrampicò su di essa, e da lì contemplò l’orizzonte.




Pensava che i suoi fiori gli mancavano proprio, come mancano i baci a un innamorato. 
Come quando ti manca il pennino se vuoi disegnare, o un ingrediente speciale quando vuoi creare. Vale un po’ per tutti l’inverno dei fiori, pensò. 


La Neve, che lo vide affacciato dalla Montagna Alzatina, si accorse di lui e dei suoi pensieri.
Mentre lo guardava, comprensiva, sentì una strana spinta che la induceva a muoversi, un motore immobile che non sapeva neanche di avere, lei così abituata com’era a "cadere".


Cominciò pian piano a rotolare su se stessa, a formare piccole palle di neve, girandosi sulla terra, facendo capriole e ballettare una sull’altra. Sembrava volesse raggiungerlo sulla montagna, lui solo e malinconico. 


In effetti era un bellissimo fioraio, è dovere dirlo. Baffetti nero corvino da sparviero, una blusa violetta che gli cadeva a pennello (e pure un po’ a matita) e un andamento sinuoso che ogni volta pareva sfuggirti dalle mani. 
Forse la Neve quando lo vide se ne innamorò.



Fatto sta che quel rotolìo di baci di Neve, che si mescolavano e facevano scalette per raggiungerlo in alto, agli occhi del piccolo fioraio non parve vero. 


Perché sì era neve, sì s'avvicinava il Natale e tutto è possibile (qualcuno dice), sì era inverno e di fiori neanche l’ombra, ma lui sentiva crescere nitido un profumo d’estate.

Un sentore di cocco, a essere precisi, che si diffondeva a ogni saltellare di quei baci di Neve, che ormai avevano riempito la montagna, ora innevata.

Per il fioraio, prima solo e in attesa delle sua stagione lontana, ora tutto era cambiato.




Camminava adagio e incredulo su quel manto bianco, tra i morbidi altorilievi che lo attorniavano e gli facevano da cuscino e gli tiravano baci, inebriandolo di profumo di cocco e zuccherino. 
Su quella specie d'amore che l’aveva raggiunto, infatti, non poteva far altro che passeggiare leggero come un uccello. 
Ricordava bene (lo diceva pure Emily) che come gli uccelli bisogna camminar sulla neve, e non ferir ciò che sta sotto, e che probabilmente ha steso i suoi sogni ai tuoi piedi.

Pensò inoltre che era molto buffo, e pure speciale, perché a dispetto del tempo e delle stagioni, aveva nevicato al contrario per lui, era la Neve ad averlo raggiunto. 
Un po’ come un fioraio che riceve dei fiori, stavolta.
Stava bene lui lassù, con la sua Neve che profumava d’estate, e decise che avrebbe aspettato lì quel che le stagioni sempre possono portare.







“L’acqua è insegnata dalla sete.
 La terra, dagli oceani traversati. 
La gioia, dal dolore. 
La pace, dai racconti di battaglia.
L’amore, da un’impronta di memoria. 
Gli uccelli, dalla neve.
(Emily Dickinson, 1859)









Baci di Cocco e Quark, ricetta gluten-free per fare delle "neve innamorata" in casa:

• 4 albumi (120 gr circa)
• 150 gr di zucchero a velo setacciato
• 70 gr di quark (20% di grasso) (in mancanza sostituire con della ricotta)
• 200 gr di farina di cocco
• piccoli pirottini di carta

1. Montare a neve gli albumi insieme allo zucchero a velo.
2. Incorporare il quark e la farina di cocco fino ad ottenere un composto omogeneo.
3. Con le mani bagnate formare delle palline di circa 40 grammi ciascuna e riporle in piccoli pirottini.
4. Cuocere nel forno preriscaldato a 160°C per circa 15 minuti. I baci dovranno essere leggermente dorati. Far raffreddare completamente prima di consumarli.
I baci si conservano a lungo in una scatola di latta. Con ogni giorno che passa sono più buoni. Si possono anche ricoprire di cioccolato.

 - Illustrazioni & Racconto di Nina, Fotografie & Ricetta di Alex (la versione fotografata del racconto, qui) -

Nota delle Autrici: Questa è una storia che nasce dal filo invisibile che lega Alex e Nina: due anni fa la prima regalò un fiore viola all’altra, un fiore speciale, convincendola a continuare a rimanere qui nella rete e tentare la sorte di illustratrice vagante e marina. 
Alex è la “madrina fioraia” di Nina, e se la ride pure, perché dice di avere il pollice nero. 
Nina è per Alex un punto di riferimento nel grande mare che è la rete. Un faro su cui fare sempre affidamento, una spiaggia piena di conchiglie dove poter mettere radici. E nonostante Alex e Nina non si siano mai conosciute, sanno che un giorno cammineranno insieme in mezzo ai fiori (viola) e alle conchiglie. 

(Il nostro Racconto/Ricetta partecipa al Contest "Aggiungi un Blogger a tavola")





6.12.10

In un dato luogo e in un dato tempo


clessidra illustrazione sanguineti

Siamo clessidre con la sabbia in fondo lo dice Edoardo Sanguineti.
È che oggi percepivo chiaramente la sabbia fuoriposto che mi incespicava i piedi.
In quei momenti vorrei proprio sentire il rumore di una mossa, di un'onda che si chiama azione. Vorrei dire aiutami, mare, se tu hai capito, muovila questa sabbia. Ci vediamo all'incrocio tra la riva e il bagnasciuga, io porto la paletta e il secchiello, tu porta l'acqua, ne faremo un castello.






*

30.11.10

La radice della parola radice

nina illustrazioni francesca ballarini
Sono inquieta come un gatto inquieto.
Giro per casa e dimentico per quale motivo, mi metto seduta e non sto ferma, cammino e mi incanto su qualcosa, interrompendo il percorso da-a.

C'è un bonsai sul mio tavolo. È arrivato per regalo, ed è bellissimo, perché ha le cosce e pure un po' di ginocchia come radici, con le quali forma un arco, ma pure una A, e da lì partono le foglie di una chioma verdesmeraldo. Sicuramente ha delle braccia sotto altrettanto forti, e mi fa pensare a Dafne ("figlia del dio fluviale e della Terra") trasformata da Apollo in pianta d'alloro.
Lo guardo e mi ritempra l'animo, e avrei voglia di interrogarlo come un oracolo, a sciogliere questa smania di ora, perché vorrei riavere quelle radici lì, che conosco bene.

Possono le radici partire, gli chiederei?

Mesi fa osannavo le "radici profonde e trasportabili", che sei tu a portare con te.

Il punto è quando sono loro ad allontanarsi. In quel caso - assurdo - come si fa? Ti manca la terra sotto i piedi? No, ti mancano i piedi proprio. Le radici stanno o vengono portate, ma non possono allontanarsi da sole. Eppure accade. A volte pure in treno.

Sarà per questo che sono inquieta come un gatto inquieto. Vorrei dire alle mie radici di tornare, o portarmi con loro la prossima volta, trovo felice pensarmi come una dafne che non fugge più.



*

29.11.10

28 autunni per Nina


In sogno
dipingo come Vermeer.
Parlo correntemente il greco
e non soltanto con i vivi.
Guido l’automobile,
che mi obbedisce.
Ho talento,
scrivo grandi poemi.
(...)
Sareste sbalorditi
dal mio virtuosismo al pianoforte.
Volo come si deve,
ovvero con tutte le mie forze.
Cadendo da un tetto
so cadere dolcemente sul verde.
Non ho difficoltà
a respirare sott’acqua.
Non mi lamento:
sono riuscita a trovare l’Atlantide.
Mi rallegro di sapermi sempre svegliare
prima di morire.
Non appena scoppia una guerra
mi giro sul fianco preferito.
(...)
Qualche anno fa
ho visto due soli.
E l’altro ieri un pinguino.
Con la massima chiarezza.



(Elogio dei sogni - Wislawa Szymborska, grazie a Lily Brik)




*

25.11.10

Per chi legge la mano

jodorowsky nina illustrazioni francesca ballarini


Vorrei che nei tuoi occhi quando mi leggono non entri il mio ego ma entrino solo le mie parole.




*

18.11.10

Prospettive con punti di fuga

illustrazione disegno francesca ballarini gabbia d'amore

"Andiamo?" 
"Andiamo." 

I due non si muovono.


(Aspettando Godot - S. Beckett)



Nina Girapagina #2

illustrazione capelli francesca ballarini gira pagina

Nina seduta e disegna, s'ispira e inspira e respira, e sospira.
Nina siede e si sdegna, segna un sorriso, degna di un riso.

Chissà se è seduta su un letto di piume, come gran cuscino,
oppure aspetta di risorgere, forse sgorgare 
da una gonna a coda di sirena, 
bellepronta per quando farà festa?

Nina Girapagina dice cose senza senso,
ma lo nasconde il senso, perché il senso c'è tutto
e pure il verso, di quei capelli
all'aria, son pagine girate dal vento.


L'aube se lève
Et le vie ce cortège défile
tombe la neige
la danseuse se réveille s'étire
moi j'vais à pied
de mon lit à ma table y'a pas d'bus
dire que je vais rester
toute la journée
assise

Vous papillons épinglés
une belle nuit d'été sur ma page!
vous amoureux déchirés
couchés sur le papier bien sages!
c'est à mon tour regardez
j'ai une voix pour chanter
j'ai des pieds pour courir

j'vais quand même pas rester toute ma vie
à écrire.
*




*

15.11.10

Collezione NiNatale 2010

Anche a Ninopoli si fanno le sfilate, sapete? 

Soprattutto nei periodi di festa, soprattutto quando l'amore fiocca ovunque. 
Si cammina leggeri sulla neve e si mostrano cuori di diversa fattura. 
In una lingua comune, dicono tutti la stessa cosa
tra rose coraggiose,

e pensieri appena nati,

e sorprese a testa in giù,
e desideri di donar desideri,
e baci sospirati,

e rotondi, familiari abbracci.


Per il Natale (ma dico per tutte le feste, ma dico per tutto il tempo che uno desidera!), Nina ha scelto e creato una collezione speciale, svelando ma non troppo, tra trasparenze, pizzi, e soliti nascondini, un augurio prolungato, che sta in questo titolo, filo rosso comune

"A Natale tutti si amano"

Che sia sempre così.

Le 6 CartoNine si presenteranno allora, per il primo Natale assieme, come vostri biglietti d'auguri, stampate su art paper Fedrigoni, in edizione limitata, e firmate Nina.

Ndr, la carta artistica usata, di cui tanto son fiera, che splende di nero inchiostro e perfetta da incorniciare, è stata scelta dalla Nonna Bianca di cui prima (per chi seguisse le vicende familiari genealogiche di Nina). Io, dubbiosa tra tante carte belle, ho fatto decidere e "carezzare" a lei, che da buona carta carbone, e da ineguagliabile carta Bianca, non poteva sbagliare, con quelle mani dolci rugose che tanto hanno sentito.

E poi un piccolo lieto avviso! Tra poco infatti, questa collection approderà in Inghilterra, presso The Italian Bookshop, una delle più note librerie italiane a Londra. Le CartoNine si nasconderanno tra i libri regali di Natale, ma sempre parlando quella loro lingua lì, che è traducibile ovunque, ché basta il cuore.

Per chi è là, oltre il mare, io v'aspetterò (manco fossi l'Adele H. di Hugo...)!


Che sia presto o tardi, dunque, buoni preparativi a voi, da una natalizia Nina, e la cicogna, e la poiana, e l'oca, e il ranocchio, e il pesce palla, e il ranocchio, e il salmone, vestiti - e innamorati - a festa.



7.11.10

Carta carbone

illustrazione trombettista francesca ballarini

Avevo scritto tanto, ero pronta a suonare, ma le parole ritornano indietro. Forse è notte, o forse son troppe, e poi quando strabordano ne rimangono dentro al secchio solo alcune, alla rinfusa, che non c'hanno più un gran senso. Mi nascondo tra l'una e l'altra, e me la suono da me.


Poi penso a mia nonna che, alla veneranda età di 96 anni, da qualche giorno ha deciso per forza di cose di non portare più la dentiera.

Oggi son andata a trovarla, e lei nella composta elegante dignità di dama, sembrava un papero bisbetico. Ma, se ne sentiva il peso, non era visibile. Aveva messo il suo immancabile rossetto, vivido, di un rosso loquace.

Impartisce lezioni pure senza denti. Si chiama Bianca, e io credo sia un'ottima carta carbone.





*

2.11.10

Svista


bacio ranocchio illustrazione francesca ballarini
"Lucy smise di cercare di capire se stessa, e si unì alle vaste schiere degli ottenebrati, che non seguono né il cuore né il cervello, e marciano verso il loro destino sotto l'insegna di una parola d'ordine. Queste schiere sono gremite di persone caritatevoli e pie, che però si sono arrese all'unico nemico che conta veramente – il nemico interiore. Hanno peccato contro la passione e la verità, e ogni loro affannosa rincorsa di una verità sarà vana. Col passare degli anni, diventano oggetto di critiche. La loro carità e la loro pietà mostrano delle crepe, il loro acume diventa cinismo, la loro generosità ipocrisia; dovunque vadano non producono che malessere. Hanno peccato contro Eros e contro Pallade Atena".

(E. M. Forster -"Camera con Vista")




Ci sono sviste e sviste.




*

24.10.10

I'm not moving

attesa d'amore illustrazione francesca ballarini

Se è tardi a trovarmi insisti
se non ci sono in un posto cerca in un altro, 
perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.


(W.Whitman)




20.10.10

Tè & Nina

Sembra quasi di aver saltato a piè pari l'autunno, tuffati così, non propriamente vestiti, in un inverno alquanto sfacciato. Hanno per caso giocato alla fune quei due, e ha vinto l'inverno? 
Che poi una fune così farebbe di certo parte di quelle linee del passato, un tratto stagionale, fatto di ramoscelli glabri da un capo e di fili ghiacciati dall’altro.
Nina indossa due maglioni uno sopra l'altro, e se l'albero qui fuori, che è da un po' che si spoglia di foglie, ora la vedesse, si burlerebbe di lei, pusillanime di una ninetta.
Sarà per questo che io e Acilia ci incontriamo sempre d'autunno, a scaldare l’atmosfera assieme.
In realtà passeggiamo una accanto all'altra per tutto l'anno, Acilia è presente nella timeline delle mie giornate per parlare di tè ghiacciato come di occasioni da prendere e di cuori da raggomitolare, e "dal vero" conosciamo solo qualche parola di voce di una e la risata scrosciante dell’altra. Ma le cose incantate sono così.

E al primo freddo è come se ci passassimo un testimone, un cucchiaino o una matita, decidete voi, ché poi tanto si trasforma, appunto, per magia.

L’anno scorso Nina aveva accompagnato i tè di natale di Acilia, e quest’autunno ancora - con le CartoNine ormai marinai ad honorem - lo passeremo insieme. Ma dall’altro verso, per mare.

Acilia ha deciso infatti di imbarcarsi nel bastimento delle CartoNine, in un viaggio che durerà fino al 21 Dicembre, allo scoccare dell’inverno.
Attraversando l'oceano, si preparerà a far sacchettini di foglie di tè, da nascondere dentro le conchiglie e profumare di seta quella salsedine di segni.
Per chi vorrà, dunque, ordinando le CartoNineassieme a due della serie disegnata per La Selezione di Acilia - Insieme a tèriceverà  fino al 21 Dicembre un sacchetto di preziose foglie di tè tra le proposte di Acilia:


Giardino della nonna,
uno dei suoi più noti e da sempre amatissimo, è un tè verde Sencha aromatizzato con pezzi di mirtillo, yogurt, fiori di malva, lemon grass

Brezza di seta,
tè nero Ceylon aromatizzato con pezzi di arancia, pezzi di banana, uva spina e pistilli di cartamo.



Ci piace questo, ché ogni anno noi ci si prende per mano e, come due suonatrici di flauto magico, entriamo nella città, in cui cala l'autunno e il freddo, attente alla scia di cuori in ascolto.

Una porta il pensiero, l’altra il calore.

E le CartoNine pare che si faranno dolcetto per l'occasione, o bustina di tè a cui legarsi come lungo filo, e magari quel filo è la stessa fune con cui autunno e inverno stanno giocando tutt’ora, come due gran birbanti.



17.10.10

La proiezione immaginaria

javier marias amore illustrazione francesca ballarini

"Una cosa come l'amore, che è sempre urgente e indifferibile, che richiede la presenza e la consumazione o consuzione immediata, si può annunciare senza che ancora esista, o essere ricordata davvero quando non esiste più? O non sarà forse che lo stesso annuncio e il puro e semplice ricordo, già e ancora rispettivamente, fanno parte di quell'amore? Lo ignoro, ma quel di cui sono davvero convinto è che l'amore si basa in grande misura sulla sua anticipazione e sulla sua memoria. È il sentimento che richiede le maggior dosi di immaginazione, non soltanto quando chi lo ha sperimentato e lo ha perduto ha bisogno di spiegarselo, ma anche mentre l'amore si sviluppa e ha pieno vigore. Diciamo che è un sentimento che richiede sempre qualcosa di fittizio oltre a ciò che gli procura la realtà. In altre parole, l'amore ha sempre una proiezione immaginaria, per quanto possiamo crederlo tangibile o reale in un determinato momento. È sempre sul punto di compiersi, è il regno di quel che può essere, o di ciò che avrebbe potuto essere."


(Javier Marìas)





13.10.10

Sillogismi


3 cose su questo disegno che s'è appena seduto sul mio blog:

1) io sono il pesce

2) il pesce in bocca porta un soffione per regalo, sai no?, quello che lo soffi ed esprimi un desiderio

3) certi pesci vengono in superficie e si fanno vedere anche quando fa davvero freddo, ed è pericoloso e possono diventare surgelati, però lo fanno lo stesso


Ecco, l'ho appena scritto e il cielo ha tuonato, forse son piovuti pesci. Ma non è una piaga, è una piega del tempo.


I will take the train
Leave the sun for the rain
And come downtown town town
And come downtown town town




***
N.B. State pronti, presto, qui una sorpresa in mare, di una fanciulla di nome Nina e una di nome Acilia, che ha appoggiato un piccolo grande disegnoblu sopra il suo divanoblu, un Cocomero sul suo tavolo di tè, e ha preso una decisione.






*

7.10.10

5.10.10

Il futuro presente

entusiasmo illustrazione francesca ballarini
«Il termine "entusiasmo" deriva dal greco antico enthusiasmòs, formato da en (in) con theos (dio). Letteralmente si potrebbe tradurre con "con Dio dentro di sé"» (Wikipedia)


Devo fermare questo pensiero prima che sfugga si sciupi si modifichi si rimandi, ché poi devo tuffarmi a fotografare pasta e, vividdio, pure a disegnarla.

Volevo dire che io ringrazio che esistano le persone entusiaste.

Avete presente quando si apre una finestra sul volto di un altro e ci vedi il cielo?
Negli occhi di una Persona Entusiasta (da distinguere dal meno attraente invasata, ndr) puoi vedere crescere una casa, volare uno stormo di uccelli, formarsi una costellazione. Dentro quello sguardo non ci sei più tu che stai davanti a lui, c'è già un futuro.
Le persone entusiaste nelle rughe del loro volto possono già segnare quello che avverrà, perché per loro avverrà davvero, c'hanno proprio in mente come.
Sono pure nel loro vedere, sono altrove ma sono anche lì, stanno sopra di te proprio, un bel piano di scale più su, e tu che le guardi parteciperesti davvero a quel "Dio in loro". Quelle mani ora ferme puoi vederle già lavorare creare gioire, e in quegli occhi che vagano dentro uno stanza mezza vuota creare un nuovo spazio, far crescere grattacieli e case sugli alberi, fiori sul mare e coralli in giardino.
Li vedi proprio che suonano violini e flauti magici, che un corteo di topolini li segue, anche tu tra quelli se potessi, e ti viene da sorridere, almeno per me, per me è così. Trovo sia salvifico.

Perché è come il motore (mobile) di un bambino che in un filo d'erba vede il mondo, in una fetta di torta la gioia smisurata, in un cucciolo di gatto abbandonato con gli occhi cipposi l'amore.

Con una Persona Entusiasta il tempo vola, e come ad un'amichetta le diresti (mettendo da parte età genere e circostanza) "Dàidàidài, rimani a dormire da me stanotte?"

Penso di far parte delle persone entusiaste - e ciò non vuol dire che io non mi sbagli (anzi), ne' che mi entusiasmi per un nonnulla - e me ne accorgo soprattutto quando mi entusiasmo solo io, e dipende anche con chi sono. Nella mia minuscolità e timidezza ero un'entusiasta da piccola, me lo ricordo e lo porto con me.

Ma una Persona Entusiasta venera a pieno quell'entusiasmo quando incontra un'altra Persona Entusiasta. Anche sconosciuta o passeggera, ma dentro cui sa leggere perfettamente la stessa gioia preveggente.

Due persone entusiaste costruiscono grandi mondi stando fermi e segnando i giorni nel loro calendario mentale sognante reale. Per loro, per gli entusiasti, tutto è reale, tutto è già possibile.

Fate una prova su un social network, scrivete "Quanto sono belle le persone entusiaste". Le persone che apprezzeranno sanno quanto è bello trovarsi di fronte a una persona entusiasta, e probabilmente lo sono anche loro entusiaste, fino all'ultima fibra del loro essere (io l'ho fatto, le conosco tutte, ed è così, dormiremo tutte assieme stanotte).



*

4.10.10

Animon







Raccogli le perle e la pioggia e l'innocenza del pavimento,
raccogline l'ultima goccia e buttala via nel tempo.

Vieni insieme a me stasera, insegnami la strada,
insegnami la notte intera, dovunque vada. 



*

1.10.10

L'angelo buono

L'angelo buono

Venne quello che amavo,
quello che invocavo.
Non quello che spazza cieli senza difese,
astri senza capanne,
lune senza patria,
nevi.
Nevi di quelle cadute da una mano,
un nome,
un sogno,
una fronte.
Non quello che alla sua chioma
legò la morte.
Quello che io amavo.
Senza graffiare i venti,
senza foglia ferire né smuovere cristalli.
Quello che alla sua chioma
legò il silenzio.
Senza farmi del male,
per scavarmi un argine di dolce luce nel petto
e rendermi l'anima navigabile.


(Rafael Alberti)




Cavare ispirazione da nuovi cieli e strade sconosciute, da gente seduta su un panchina, alberi che si sfogliano, lune che non si lasciano vedere, mari che avvolgono fari, e vedere com'è che piove altrove. Sgorgare segni nuovi, donne che dormono sulle colline, o colline che sono donne.
Ecco, a volte credo di voler essere via per questo. Ma per tornare.
Ogni tanto il secchio si prosciuga e non mi piace starlo a guardare così vuoto.

E poi succede che a un certo momento del giorno m'accorgo che basta un soffio per vedere di nuovo, che il sole si copre prima, che è iniziato ottobre e la data stessa oggi è un codice binario - sì/no, decidi - e l'upupa la sera verseggia sempre meno, che sento il freddo entrare dal davanzale, e i miei capelli sono di nuovo più scuri che mai, perché la notte arriva prima.

Ispirazione è ovunque, e io ho un segreto, che è la mia ricchezza, e mi lascia leggere tutto con occhi oceanici, sempre. Datele un po' d'acqua, e la sirena vedrà per terra e per mare, per sabbia e per coda, per cielo e per abisso.


Arriva un'ora nel giorno in cui io mi ricordo che è così.






*

27.9.10

L'uomo d'acqua





T'amo contro tutto quello che ci illude
per questo cuore immortale
che io non posseggo
Tu credi di essere il dubbio
e non sei che ragione
Tu sei il sole forte che mi inebria
Quando sono sicuro di me.



[P.Eluard]









23.9.10

Il vitigno ninesco


La vendemmia si avvicina, arrivano i primi carichi di uve alle cantine, c'è fermento di grappoli nelle colline qui attorno.

Per celebrare l'evento, io che non pigio l'uva, vi lascio un grappolo di storia ad hoc (o a DOC?).
Un breve racconto scritto e illustrato da me per un concorso avvenuto nel maggio scorso e per il quale pochi giorni fa son stata premiata con (addirittura!) il secondo premio... Voglio dire, Nina che scrive un giallo o un noir...ma mi ci vedete sul serio? Al massimo un blue, come dice qualcuno! E a me vien la ridarella :-)

Buona lettura e vendemmia a voi, dunque! Qualsiasi pensiero o grappolo di idee andrete a trasformare quest'autunno in prezioso vino!


"VINO AL VINO"
di Francesca Ballarini

La vecchia sapeva il fatto suo, ma non lo dava a vedere. La potevi pensare un’innocua ignorante, la villana che ti porta per la vigna e capisce solo di terra da seminare, di pioggia in arrivo e odora pure di stalla. La signorina Clara la vedeva così, lei col suo foulard impregnato di profumo di gardenia, i mocassini per passeggiar elegantemente in campagna e sentirsi una volta tanto - via dalla folla della metropoli da bere - una “donna bucolica”, e potersi vantare, al ritorno, di una nuova, affascinante sfaccettatura del suo essere.

Penosa, poveretta, pensava la vecchia Ada.

L’avrebbe fatta passeggiare sotto sua cortese richiesta lungo il filare del vigneto, che per anni suo marito aveva amorevolmente curato, fino a farlo diventare così rigoglioso che a tutti i proprietari terrieri faceva gola. Pian piano ogni filare era passato nelle mani di altre ricche famiglie, ma nessuna di loro era mai riuscita a strappargli l’ultima vigna, senza dubbio la più bella e florida.
Clara era lì per quello, carpire il segreto di quelle uve succose, dalle viti potenti che nessuna grandine sconfiggeva. E magari portargliela pure via quella vigna, ché non bastava mai un nuovo terreno di bifolchi ad arricchire la lunga lista dei vigneti Giorgi. Suo padre, scomparso da qualche anno, sarebbe stato orgoglioso di lei.

«Lei è la figlia di Giorgi...»
«Sì, la figlia del Dottor Giorgi.»
«Io e mio marito l’abbiamo conosciuto, un bel tipo suo padre, davvero un bel tipo. Ne abbiamo visti tanti noi... tutti vogliono la vigna, ma noi non la cediamo a nessuno. Lo tenga a mente mentre ci passiamo dentro, signorina...»
«Oh Signora Ada, ci mancherebbe altro! Abbiamo così tanto da fare con tutte le centinaia di terreni! Son qui solo per ritemprarmi e godere della compagnia di una vera contadina! C’è così tanto da imparare da voi, dalla vostra semplicità e dal vostro attaccamento alla terra...»
«Sì, sì, molto attaccati alla terra. Abbia fede, anche lei lo sarà, dopotutto ci finiamo tutti, sottoterra...»
«Speriamo il più tardi possibile, Signora Ada!» esclamò Clara, sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi. Non avrebbe mai dato soddisfazione a quella vecchia strega. Era ovvio che stava cercando di intimorirla. Ma tanto presto la vecchia sarebbe morta e la vigna meravigliosa se la sarebbe comprata lei.

Perché quella vigna era davvero meravigliosa. Le foglie smeraldo, lucide e dalle punte perfette che come mani simulavano dolcemente il passare del vento estivo tra i pampini, così arricciolati come capelli che ci avresti voluto passare il dito dentro e divertirti ad avvinghiarti a lui. E quei grappoli voluttuosi, passata da poco l’invaiatura, ricolmi di acini di un sanguigno rosso rubino. Pietre preziose da appuntarti come spille allo spolverino beige, ma pulsanti come un cuore, vive, avrebbe detto.

«Signora Ada, sarà dura per lei seguire le sorti di questa vigna, bella ma un po’ lasciata andare... Alla sua età non le piacerebbe starsene seduta in veranda a godere del paesaggio di queste splendide colline?»
«Questa vigna è la mia vita, mia e di mio marito.»
«Lungi da me essere troppo dura, ma suo marito non c’è più e lei è avanti con gli anni... Sa, son certa che con la nostra cura la sua vigna sarebbe ancora più bella, e suo marito più felice ancora!»
«Lei dice?»
«Ma sì signora mia, si fidi di me! Diventerà ricca dalla vendita del suo tesoro!»
La vecchia guardò Clara, sorrise e mise una mano sull’esile spalla della ragazza.
«Un raffinato gioiello come lei non potrà che abbellire la mia vigna. Anche mio marito apprezzerebbe, se non di più!»
Clara fintamente arrossì, rise trionfante e abbracciò la vecchia puzzolente.
Sapeva di morto, pensò.
«Se mi aspetta qui beviamo un bicchiere di vino per festeggiare.»
«Con piacere Ada! Bisogna brindare!»

La vecchia si allontanò fin a scomparire alla vista di Clara.
La ragazza soddisfatta rimirava i grappoli tra poco suoi e godeva del silenzio di quel corridoio di pietre preziose e capelli arricciolati.
Capelli. Avevano davvero sembianze così umane quelle viti...
Si avvicinò ad una di esse e infilò un dito nel boccolo del pampino. Quello cominciò a stringere, all’inizio come la mano di un bambino, poi sempre più forte in una morsa che ammutolì Clara.
Avvenne tutto in pochi minuti.
I pampini divennero sempre più grandi, piante che diventavano vive, rami che diventavano braccia, grappoli che diventavano teste, centinaia di teste di acini ululanti e dalle bocche voraci, stringhe di ramoscelli che le strizzavano la vita, e lei si dimenava, lanciando i mocassini senza riuscire a emetter alcun suono, mentre la vite più grande la teneva al collo e stringeva, stringeva senza farla più respirare.
L’ultima cosa che riconobbe prima che la decapitasse in un sol boccone, fu l’acino che le stava di fronte, così familiare, che strideva disperato, per sempre condannato a carnefice, stavolta di sua figlia.

Nella veranda Ada aspettò che le sue viti si chetassero, poi si versò un bicchiere di vino, e brindò.






(Francesca Ballarini per il Concorso CISinTandem 2010)






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