T'amo contro tutto quello che ci illude
per questo cuore immortale
che io non posseggo
Tu credi di essere il dubbio
e non sei che ragione
Tu sei il sole forte che mi inebria
Quando sono sicuro di me.
[P.Eluard]
"VINO AL VINO"di Francesca Ballarini
La vecchia sapeva il fatto suo, ma non lo dava a vedere. La potevi pensare un’innocua ignorante, la villana che ti porta per la vigna e capisce solo di terra da seminare, di pioggia in arrivo e odora pure di stalla. La signorina Clara la vedeva così, lei col suo foulard impregnato di profumo di gardenia, i mocassini per passeggiar elegantemente in campagna e sentirsi una volta tanto - via dalla folla della metropoli da bere - una “donna bucolica”, e potersi vantare, al ritorno, di una nuova, affascinante sfaccettatura del suo essere.
Penosa, poveretta, pensava la vecchia Ada.
L’avrebbe fatta passeggiare sotto sua cortese richiesta lungo il filare del vigneto, che per anni suo marito aveva amorevolmente curato, fino a farlo diventare così rigoglioso che a tutti i proprietari terrieri faceva gola. Pian piano ogni filare era passato nelle mani di altre ricche famiglie, ma nessuna di loro era mai riuscita a strappargli l’ultima vigna, senza dubbio la più bella e florida.Clara era lì per quello, carpire il segreto di quelle uve succose, dalle viti potenti che nessuna grandine sconfiggeva. E magari portargliela pure via quella vigna, ché non bastava mai un nuovo terreno di bifolchi ad arricchire la lunga lista dei vigneti Giorgi. Suo padre, scomparso da qualche anno, sarebbe stato orgoglioso di lei.
«Lei è la figlia di Giorgi...»«Sì, la figlia del Dottor Giorgi.»«Io e mio marito l’abbiamo conosciuto, un bel tipo suo padre, davvero un bel tipo. Ne abbiamo visti tanti noi... tutti vogliono la vigna, ma noi non la cediamo a nessuno. Lo tenga a mente mentre ci passiamo dentro, signorina...»«Oh Signora Ada, ci mancherebbe altro! Abbiamo così tanto da fare con tutte le centinaia di terreni! Son qui solo per ritemprarmi e godere della compagnia di una vera contadina! C’è così tanto da imparare da voi, dalla vostra semplicità e dal vostro attaccamento alla terra...»«Sì, sì, molto attaccati alla terra. Abbia fede, anche lei lo sarà, dopotutto ci finiamo tutti, sottoterra...»«Speriamo il più tardi possibile, Signora Ada!» esclamò Clara, sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi. Non avrebbe mai dato soddisfazione a quella vecchia strega. Era ovvio che stava cercando di intimorirla. Ma tanto presto la vecchia sarebbe morta e la vigna meravigliosa se la sarebbe comprata lei.
Perché quella vigna era davvero meravigliosa. Le foglie smeraldo, lucide e dalle punte perfette che come mani simulavano dolcemente il passare del vento estivo tra i pampini, così arricciolati come capelli che ci avresti voluto passare il dito dentro e divertirti ad avvinghiarti a lui. E quei grappoli voluttuosi, passata da poco l’invaiatura, ricolmi di acini di un sanguigno rosso rubino. Pietre preziose da appuntarti come spille allo spolverino beige, ma pulsanti come un cuore, vive, avrebbe detto.
«Signora Ada, sarà dura per lei seguire le sorti di questa vigna, bella ma un po’ lasciata andare... Alla sua età non le piacerebbe starsene seduta in veranda a godere del paesaggio di queste splendide colline?»«Questa vigna è la mia vita, mia e di mio marito.»«Lungi da me essere troppo dura, ma suo marito non c’è più e lei è avanti con gli anni... Sa, son certa che con la nostra cura la sua vigna sarebbe ancora più bella, e suo marito più felice ancora!»«Lei dice?»«Ma sì signora mia, si fidi di me! Diventerà ricca dalla vendita del suo tesoro!»La vecchia guardò Clara, sorrise e mise una mano sull’esile spalla della ragazza.«Un raffinato gioiello come lei non potrà che abbellire la mia vigna. Anche mio marito apprezzerebbe, se non di più!»Clara fintamente arrossì, rise trionfante e abbracciò la vecchia puzzolente.Sapeva di morto, pensò.«Se mi aspetta qui beviamo un bicchiere di vino per festeggiare.»«Con piacere Ada! Bisogna brindare!»
La vecchia si allontanò fin a scomparire alla vista di Clara.La ragazza soddisfatta rimirava i grappoli tra poco suoi e godeva del silenzio di quel corridoio di pietre preziose e capelli arricciolati.Capelli. Avevano davvero sembianze così umane quelle viti...Si avvicinò ad una di esse e infilò un dito nel boccolo del pampino. Quello cominciò a stringere, all’inizio come la mano di un bambino, poi sempre più forte in una morsa che ammutolì Clara.Avvenne tutto in pochi minuti.I pampini divennero sempre più grandi, piante che diventavano vive, rami che diventavano braccia, grappoli che diventavano teste, centinaia di teste di acini ululanti e dalle bocche voraci, stringhe di ramoscelli che le strizzavano la vita, e lei si dimenava, lanciando i mocassini senza riuscire a emetter alcun suono, mentre la vite più grande la teneva al collo e stringeva, stringeva senza farla più respirare.L’ultima cosa che riconobbe prima che la decapitasse in un sol boccone, fu l’acino che le stava di fronte, così familiare, che strideva disperato, per sempre condannato a carnefice, stavolta di sua figlia.
Nella veranda Ada aspettò che le sue viti si chetassero, poi si versò un bicchiere di vino, e brindò.