9.2.09

Una casa nel tempo











Eravamo come due gatti, come Popì, che si muovevano felini e silenziosi per non disturbare, in questa casa colonica in costruzione, dove dei vecchi amici si incontrano ogni tanto a suonare assieme, a cantare, a nostalgizzare, "per non perdere la tenerezza".

Dal divano rosso, da dietro la colonna, dallo scalino del caminetto, appoggiando la coda ad angolo e abbracciandone lo spigolo come Popì, restavamo fuori dal cerchio, li spiavamo dolcemente, come i bambini che escono fuori dal lettino per guardare cosa fanno i grandi, ammirando e immaginando i nostri anni dopo, come loro, in altre case, in altre arie, in altre musiche nostalgiche, ma di ora, del nostro presente.

Come Popì suonava, perché lui suonava il silenzio, noi lo stesso, con gli occhi e coi pensieri.

7 commenti:

artemisia comina ha detto...

una casa vellutata, come il gatto.

Anonimo ha detto...

è vero. da accarezzare, e sentire il suono che emana, passando la mano lieve sopra.

papavero di campo ha detto...

filo associativo mi porta alla casa di Hilde del tuo caro omonimo al maschile, eccola:


"L'ombra di mio padre due volte la mia,
lui camminava e io correvo,
sopra il sentiero di aghi di pino,
la montagna era verde.
Oltre quel monte il confine,
oltre il confine chissà,
oltre quel monte la casa di Hilde.
Io mi ricordo che avevo paura,
quando bussammo alla porta,
ma lei sorrise e ci disse di entrare,
era vestita di bianco.
E ci mettemmo seduti ad ascoltare il tramonto,
Hilde nel buio suonava la cetra.
E nella notte mio padre dormiva,
ma io guardavo la luna,
dalla finestra potevo toccarla,
non era più alta di me.
E il cielo sembrava più grande
ed io mi sentivo già uomo.
Quando la neve scese a coprire la casa di Hilde.
Il doganiere aveva un fucile
quando ci venne a svegliare,
disse a mio padre di alzare le mani
e gli frugò nelle tasche.
Ma non trovò proprio niente,
solo una foto ricordo.
Hilde nel buio suonava la cetra.
Il doganiere ci strinse la mano
e se ne andò desolato,
e allora Hilde aprì la sua cetra
e tirò fuori i diamanti.
E insieme bevemmo del vino
ma io solo mezzo bicchiere.
Quando fù l'alba lasciammo la casa di Hilde.
Oltre il confine,con molto dolore,
non trovai fiori diversi,
ma sulla strada incontrammo una capra
che era curiosa di noi.
Mio padre le andò più vicino
e lei si lasciò catturare,
così la legammo alla corda e venne con noi"


un'altra storia è sempre un'altra emozione, ma il cielo e le stelle e l'aria pizzichina le stesse, in più i passi felpati felini e una chitarra elettrica invece della cetra

Anonimo ha detto...

E nella notte mio padre dormiva,
ma io guardavo la luna,
dalla finestra potevo toccarla,
non era più alta di me.
E il cielo sembrava più grande
ed io mi sentivo già uomo.

Non potevi trovare canzone più adatta, del mio omonimo amato.

mi sono addormentata con in mente questa strofa, forse mai ascoltata con tanta attenzione.

ti abbraccio papavero mio.

evelyne ha detto...

belli questi contro-luce, queste sovraesposizioni.... e quel gatto che sembra battere il tempo con quella zampa sollevata... grande!

Anonimo ha detto...

è vero, era proprio un ottimo metronomo!

Anonimo ha detto...

adoro, punto.

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