27.3.09

Let it fall








Jim era deciso a lasciare che succedesse quel che doveva succedere. Faceva, col cuore e con le mani, come un piccolo bordo attorno a Kathe, perché lei non scivolasse fuori sbadatamente: ma muraglie non ne avrebbe costruite.



(Jules e Jim - H. Roché)




21.3.09

Passaggi come gabbiani dal mio cilindro




Ancora una volta, lei lo accompagnò in città. Quante volte avevano preso insieme quel trenino pieno di fumo. Si tenevano le mani. Lei s’era tolta i guanti; uno di questi rovesciato, posato sulle ginocchia, aveva la forma di un cuore con l’aorta tagliata.
 «Guarda il mio cuore sulle tue ginocchia» disse Jim.




(Jules e Jim - H.Roché)



20.3.09

Girapagina


La primavera è alle porte come si dice, ma da me fa la stravagante e si preannuncia con grandi tuoni notturni e una sveglia mattutina del color dell'argento. Un lilla argenteo diciamo. 

E poi un grande vento, tipo quello di Chocolat, che quasi potresti vedere spuntare dal campo laggiù due figurine rosse, una grande e una piccola che se ne vanno o che arrivano, sfidando la forza dell'aria avversa.

Partenza o arrivo, vai a capire cos'è. Una cosa sola, magari.






(Buona attesa)

Nina e il suo taccuino girapagina



18.3.09

Io, sospesa



Sospesa, 
ché tanti segni ho accolto dentro, ché mi sento colma di acqua che spinge sugli argini, di un contorno mio che quasi esplode, ché devo dare una forma a tutto questo.






(Qui ero a Venice Beach, California, 5 giorni fa,  ma io non c'ero. Mi hai portato anche qui).




15.3.09

Where the real starts



"La vite, invecchiata sopra l’albero vecchio, 
cadde insieme con la ruina d’esso albero 
e fu per la trista compagnia 
a mancare insieme con quello".




Così raccontava in una delle sue brevi favole Leonardo Da Vinci, di cui 4 anni fa pubblicai, audace, la mia tesi d'illustrazione nella quale rivedevo e reinterpretavo ciò che lui scriveva e a tratti disegnava.

Questo era uno dei suoi - neri, nerissimi! - racconti che più mi aveva colpito e che facilmente avevo disegnato. Ne avevo estrapolato veloce il concetto, che era arrivato subito alle dita e alla penna a china, invece di fermarsi prima un po' in testa a frullare parallelismi e immagini correlate.
Insomma mi aveva stupito, e aveva aderito alla mia interpretazione di significato significante segno sogno in un battibaleno.


Fatto sta che, dopo 4 anni appunto, passeggiavo ieri pomeriggio nei pressi di un antico eremo e del magico bosco che lo preannuncia. 

Fotografando qua e là i meravigliosi alberi che come personaggi in una prosopopea mi accompagnavano nella passeggiata, mi sono imbattuta in loro.




Mi sono allora ritrovata a sorridere da sola (anzi no, di sicuro assieme a me sghignazzavano le gemme e le foglioline e i rametti del bosco vivo), di un sorriso speciale che vibrava che spostava come un vento le fronde di quegli alberi uniti. 

Era come se un mio disegno avesse preso forma a mia insaputa, e chissà da quanto tempo stava lì ad aspettarmi. 


Il più delle volte sono io che riporto su carta - su qualsiasi carta abbia sotto mano - ciò che vivo, ricordo, che i miei occhi fermano.

Ma quando, in quei magici casi, è il mio disegno che prende forma nella realtà e lo ritrovo di fronte ai miei occhi, tridimensionale, vecchio, segnato dal tempo senza lembi stropicciati attorno né chiuso in un taccuino,  questo fenomeno sviluppa in me un'energia dentro che mi fa dire non voglio fare altro nella mia vita che questo. 


Disegnare, come dire, disegnare la mia realtà. O il mio sogno. 

Sì insomma, dipende dai punti di vista.







11.3.09

Ta douleur




Di questo parlavo, che di Camille inconsapevolmente ho tanto disegnato. 

Ricompaiono da ovunque gli scarabocchi che davo per scontato sole paginette nella mia testolina.

Questa è un'altra sua canzone, significativa; come diceva Marie, "quante volte si è pensato di voler prendere il dolore delle persone che si amano per cercare di alleviarglielo".
Pensiero costante, a volte totalizzante, ed è stupendo come l'ironia di Camille lo racconti.

E mi stupisce anche come nel testo rispunti la pioggia, la pluie, e la tempesta, l'orage.

Quando questa forma "temporale" non era ancora così profondamente mia e protagonista del mio immaginario e cuore, io l'avevo già disegnata.



Lève toi c'est décidé
laisse moi te remplacer
je vais prendre ta douleur

Doucement sans faire de bruit
comme on réveille la pluie
je vais prendre ta douleur

Elle lutte elle se débat
mais ne résistera pas...








9.3.09

Quand je marche



C'è una cantante che adoro, conosciuta quando ero in Francia, e da cui poi non mi sono più separata. 
E poi c'è una sua canzone, più di altre, che amo e che cantavo a quel tempo a me stessa, mentre sfrecciavo con la bici tra le vie antiche, dal jardin botanique, sulle rotaie del tram in cui puntualmente rischiavo di cadere, via dal porto o dalla strada che costeggiava il mercato del sabato mattina di Bordeaux.  

Ora e qui, quando in certi momenti più di altri sento l'assenza, è come se il volume si alzasse e tutto risuona ancora di più dentro, come un'eco, come amplificato, 

come il profumo che quando piove si fa più intenso. 




Quand je marche je marche
Quand je dors je dors
Quand je chante je chante
Je m'abandonne
Quand je marche, je marche droit
Quand je chante, je chante nue
Et quand j'aime, je n'aime que toi
Quand j'y pense
Je ne dors plus

Je suis ici
Je suis dedans
Je suis debout
Je ne me moquerais plus de tout

Entends tu (m'as tu dit)
(Le chant du monde) à l'heure de pluie
Quend l'aube se lève je la suis
Et quand la nuit tombe
Je tombe aussi

Je suis ici
Je suis dedans
Je suis debout
Je ne me moquerais plus de tout

Quand j'ai faim
Tout me nourrit
Le cri des chiens et puis la pluie
Quand tu pars, je reste ici
Je m'abandonne
Et je t'oublie.






5.3.09

Sinestesie




Una valanga di rose ti manderei
ma non per seppellirti
ma per farti rinascere
e sciogliere quel tuo grido
che non mi ha mai permesso di amarti
tu sei la primavera dei miei giorni

Quando ti ho visto intorno a te
sono sbocciate tutte le rose
quando ti ho visto nudo
ho pensato ad un cumulo di rose
che mi ha travolto.



(Alda Merini - "Nel cerchio di un pensiero")



Amo quella descrizione-sensazione di cumulo leggero profumato rosso vivo, essere travolta da quello.
Un trasalire difficile da spiegare ma che così è.
Come una valanga di gocce di pioggia, come dicevo a Marilì, un diluvio di rose, che ti toglie il respiro, ed è un soffocare piacevole.

Il rosso delle rose ma che son pure papaveri, son fiori insomma, è il non-peso il punto, come se solo il profumo e la loro densa leggerezza bastasse a destabilizzare il tuo, il mio anzi, precario equilibrio.

Una sinestetica ossimorìa di Nina che legge Alda e ripete quei versi tra sè e sè, e dice sì sì.



2.3.09

You make it real







Disse il cielo all'uomo col cilindro, che era il suo mare, e si specchiava della sua tempesta e del suo sole.






(C'è un oceano ora in mezzo, tra me e te, di aria o di acqua non so, ma il tempo dentro scommetto che è lo stesso)







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