11.6.11

Nina è 3

È una lunga storia questa, per un sabato quasi estivo. 
Mettetevi comodi, scegliete una tazzina, che oggi è un po' la protagonista. Fingete di essere in vacanza lì dentro, una piccola gitarella fuori porta; versate del tè, della limonata, delle bollicine, nuotate e ascoltate.

Oggi Nina compie tre anni: 1 anno per le radici, 2 anni per il fusto, 3 anni per i rami, ha deciso.

E quando i rami si tendono sul fiume, lì nascono foglie, e queste foglie si guardano indietro e raccontano al cigno che nuota per quelle acque gli anni passati a crescere.

Il primo anno mi avete portato fiori, il secondo anno vi ho portato conchiglie. Mentre i primi continuano a crescere e le seconde ad arrivare a riva, questo terzo anno è per un racconto, o meglio una prefazione, a tutto ciò che avete letto e sentito fino ad ora.

"La prefazione è una specie di valigia, un nécessaire, e quest'ultimo fa parte del viaggio: alla partenza, quando ci si mette dentro le poche cose prevedibilmente indispensabili, dimenticando sempre qualcosa d'essenziale; durante il cammino, quando si raccoglie ciò che si vuole portare a casa; al ritorno, quando si apre il bagaglio e non si trovano le cose che erano sembrate più importanti, mentre saltano fuori oggetti che non ci si ricorda di aver messo dentro. Così accade con la scrittura; qualcosa che, mentre si viaggiava e si viveva, pareva fondamentale è svanito, sulla carta non c'è più, mentre prende imperiosamente forma e si impone come essenziale qualcosa che nella vita - nel viaggio della vita - avevamo appena notato."

Questo qualcosa è una tazzina di caffè.


Nina non è il mio nome, e non lo è stato fino a 3 anni fa. È nato poco prima di questo blog, e ora direi che è nato per.
Mi ha chiamato Nina per scherzo, come si dice oh, Nina, oh Nino, oh Nì! per semplicemente chiamare, chiamarti senza appellarti, farsi accorgere. Come il paradigma di nome, un non-nome, un appellativo che può valere per ognuno. E poi assomigliava a un disegno, ché se lo scrivo corsivo sembrano onde. Allora quando capita che ci si ritrovi nei disegni di Nina, ché Nina "non disegna solo per sé ma per tutti",  ecco che combacia col nome che s'è scelta, col suo destino. Nomen omen.


Francesca, che vuol dire libera, è un altro nomen omen, e non solo per l'etimologia.

Anni fa Francesca aveva preso un'altra strada, dopo esser uscita dalla sua speciale università, piena di quell'arte applicata che ti mette tanto nelle mani, poi devi scegliere tu cosa farne.
Prima che potesse pensarci sul serio, si era ritrovata a pochi giorni dalla laurea a lavorare in un'azienda di giocattoli, di quelle grandi con gli uffici openspace, con winnitehepooh, topolini e fatine, a disegnare quel che le dicevano. Erano briglie sperimentali, ma non troppo. Erano in anticipo, e lei lo sapeva.

Una borsa di lavoro in Francia venne a rapirla, lei che tanto la sognava, lei che tanto voleva viverla ma senza ancora sapere come.
Si trattava di lasciar tutto e volare a Bordeaux, a cercare quel che non aveva avuto tempo di cercare, e magari col rischio pure di non trovare.

Fosse stata più grande e più irretita dalla contingenza, chissà, forse sarebbe rimasta. Invece se ne partì, fece fagotto e prese la strada più incerta, si sciolse le briglie di dosso e seguì una luce di crepuscolo che poteva promettere di più, o semplicemente svelarle chi era.

"Anche una passeggiata sfugge al controllo preciso d'un disegno e di una volontà, perché non si può sapere se e cosa, al primo incrocio, farà deviare dal percorso previsto. Tutte le cose fondamentali - l'amore, la felicità, la sofferenza - accadono per caso o per grazia, quando si lasciano cadere le briglie e ci si lascia portare dalla vita come un bastone nelle mani d'un viandante."

Passarano quei mesi di vita francese e passarono in un modo intenso e riflessivo.
Ricordo che mi guardavo intorno e cercavo specchi. Disegnavo quel che volevo disegnare seduta nella galleria di arte in cui lavoravo, o in un'ipotetica Place Clichy, oppure dentro il bus numero 9, e intanto riprendevo il mio tempo.


Quando cerchi la tua strada la puoi pure trovare tra le aiuole silenziose di un jardin botanique, sulle righe che lasci sull'asfalto con le ruote della bicicletta che perennemente perdeva grasso - e io lì a rovesciarla e rimetter la catena, a notte fonda. Serve pure quello.

Lì in Francia trovai la strada per un altrettanto caso. Una via un po' eterea, lastricata di fiori, non definibile in una parola sola, o almeno non allora quando la ascoltai, perché mai l'avevo saputa vedere prima.

Alla galleria d'arte insegnavo ai bambini piccini a pitturare e a scarabocchiare - che quello mi viene bene. La madre di uno di loro, forse incuriosita da quella ragazzetta italiana che aveva qualcosa di ancora non vissuto da raccontare e che tanto disegnava silenziosa, mi invitò per un caffè, «ché magari mio marito può darti dei consigli, lui è insegnante all'Accademia».
Forse avevo perso l'informazione nella traduzione, ma di lì a poco avrei scoperto che suo marito era anche e soprattutto un celebre artista, un disegnatore sperimentatore, di cui, tra l'altro, proprio la sera prima avevo assistito a un mirabolante happening di disegno e musica.

Per questo insieme di casi e sliding doors, insomma, mi trovavo ora a un Cafè della Bordeaux antica, seduta a un tavolino tondo, assieme alla donna gentile e a suo marito Michel, dalle sopracciglia nere scurissime, serio di un'espressione severa, ma in realtà dolce perché perennemente altrove, con dentro un potere impassibile da oracolo, tipo quelli della Storia Infinita che ti vedono dentro.

Mi guardava negli occhi e mi chiedeva cosa volessi fare, così, come a dire ehi, ciao. Cos'è che cercavo nell'arte, nel mondo, perché ero arrivata fin lì?

Avevo il mio taccuino sotto, come se fossi a una lezione e dovessi prendere importanti appunti. Avevo sete di conoscere e di sapere, avevo l'amo pronto per cogliere non sapevo cosa.

Risposi «L'illustratrice», senza esserne davvero sicura, mi annoiava in realtà dire una parola che dicevan tutti, e sapere che non sapevo ancora farla come volevo.

Michel mi prese il taccuino da sotto gli occhi, e vide disegnata a bordo pagina la tazzina di caffè appena bevuta, con il fondo di una goccia che avevo pressato come un cerchio sulla carta. Il mio sovappensiero.

La guardò, e disse che io ce l'avevo la risposta, ma non era quella che dicevo. Quella tazzina parlava per me.

Perché illustrare, perché disegnare parole di altri? Fermati prima.
Racconta la tua storia. Racconta di te, come fa quel cerchio di caffè e la tazzina che hai disegnato sopra. Racconta quello che mi stai dicendo, quello che lascia quella tazzina. Non occorre altro, lì dentro ci sei tu. Lo sai fare, fai quel che sei tu.


Cristallino. Nina San Paolo sulla via di Damasco.


Abbandonare l'idea di applicare un'arte per qualcos'altro, per qualcun altro, e fare di quell'arte che amavo, il disegno, la mia arte. La mia espressione non solo nella forma, ma anche nel contenuto.

La semplicità di quell'invito fatto proprio a me - cresciuta tra fogli in cui finalizzare ogni segno, mentre quelli miei li lasciavo a bordo pagina, o in un orecchio di foglio scarabocchiato, nel retro del progetto di un prodotto - mi stese. Mi brillò gli occhi. Trovai il mio specchio, a bordo pagina.


Questo blog è nato un anno e mezzo dopo, quando tanti disegni erano stati fatti, e quel monito di Michel Herreria, con la sua maglietta blu elettrico (la stessa di quel giorno, ndr) rimase impresso come un'illuminazione, e non dovevo più ogni tanto andare a ricercarlo. Semplicemente c'era, un sentiero si era creato, un modo di vedere le cose e onorarle.

"Scrivere è trascrivere. Anche quando inventa, uno scrittore trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso partecipe: senza certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe luci, certe ombre, certi paesaggi, certi momenti di felicità e disperazione, tante pagine non sarebbero nate."

Tutto questo per dirvi che Nina così è nata, prima il suo senso, e poi il suo nome.
Quella parola sola che allora non si diceva, del nome di quella strada nuova, eterea e lastricata di fiori, che Michel Herreria mi fece vedere, era questa, è Io & Nina. Da qui sono usciti e continuano a uscire arcobaleni.
E quel che Nina racconta è davvero quel che fa bella la sua vita, le sfumature che la abitano, dietro alle quali sta la risposta a tante cose, che pian piano capisce. Ché la verità è la chiave di tutto, e ciò che Francesca cercava l'aveva già in sé.

"Il viaggio è anzitutto un ritorno e insegna ad abitare più liberamente, più poeticamente la propria casa." 





Grazie a voi che avete conosciuto Io & Nina, e ancora la portate fiera e felice fino a qui.


F.


p.s. E domani, per festeggiare Nina (che, come avete imparato oggi, siamo tutti), andate a votare :)!


(Le citazioni appartengono alla penna adorata di Claudio Magris)



27 commenti:

Tra cenere e terra ha detto...

"prima il suo senso, e poi il suo nome"...è buffo Nina...banalmente sono stato attratto prima dal tuo nome. Soltanto dopo ne ho assaporato il senso...E adesso mi piace cogliere nella tua arte la mia poesia...E una di quelle tazze è mia.

Simona ha detto...

Mi è piaciuta tanto questa storia... e così adesso ho capito e imparato un po' di cose...

Ti posso assicurare che domenica ti festeggerò assai... almeno 4 volte
;-)

Francesca ha detto...

Tracenereeterra,
secondo me sei quello col cappello, che guarda fuori, con il rastrello per la cenere e per la terra. Grazie, un bacio

Simona,
hip hip urrah! grazie cara, un abbraccio!

nina

papavero di campo ha detto...

Avvincente nina che naviga nel racconto.
Nel suo.
Nel mio.
Guscio di noce o veliero di scuola marinara, la même chose!
Ai venti ai flussi d'aria. Ai refoli alle brezze. Ai prevalenti ai dominanti. Ai costanti ai periodici.
Fidando e affidando all'energia del vento. Navigando.
Ed è grecale ed è scirocco ed è libeccio e maestrale.
Ed è vita.


Soffio soffiato!
radiosità è lo sguardo
cuore è bussola

il mio haiku per te ninettabella

con un abbraccio così papaverino che di rosso ti tingerà! ma rosso speciale! il rosso del papavero

Reb ha detto...

Tanta generosità mi annienta in questo sabato mattina. Ma mi lascio annientare docilmente. Grazie, con cuore e tazzina (quella in cui si stende, obviously)

Francesca ha detto...

Elvira cara, i tuoi auguri a ogni anno li ricordo, puntuali e sentiti. grazie, un abbraccio caro


papavero, quest'haiku è bellissimo, sempre di più.

radiosità è lo sguardo
cuore è bussola

grazie per ogni soffio, oggi porto uno smalto "poppy redish" :)


Reb, un cucchiano leggero ti accoglierà, cuscino morbido. grazie a te, alla tua di generosità

baci,
nina

la tina ha detto...

nina, che bello trovare un senso ai propri sogni, capire che sono dentro di te e che il potere di realizzarli sta nel fare... ciò che ami, per cui hai iniziato la ricerca! sei davvero una donna splendida.
la mia tazza l'ho trovata. da teinomane accanita, è grande, panciuta, fumante. sa di buono.
buona vita a te ninabella.

Nina Cerca ha detto...

Mi unisco anche io! La mia è una tazzina di caffè! Grazie Nina bella per esserti raccontata.
AUGURI per questi intensi 3 anni.

VIVERE PIENAMENTE. Adesso comprendo ;)

Domani si che si festeggia. Si. Si. Si. Si.

Nina ^^

Edda ha detto...

Io sono felice d'aver scoperto te e Nina, onde di pensieri, d'immagini, parole, così delicati, essenziali eppure così espressivi. Grazie per esserci e per aver svelato la storia, molto bella, umana e generosa.
Anch'io voglio una tazzina ;-)
Auguri e tanti infiniti di questi post. 3 bises

Francesca ha detto...

La tina,
è come recita la tua frase nell'header: Non puoi scoprire nuovi oceani fino a quando non hai il coraggio di perdere di vista la spiaggia.
questo è. grazie per quello che dici. buonavitaate!

NinaCerca,
caro omonima ;) hai fatto centro. Grazie, festa sìsìsìsì :*

Edda,
hai ragione è una storia generosa, bella&vera, che pare di solito non coincidano le cose. Grazie per gli incontri e gli ascolti (e, come sai, i casi perfetti :))

Nina vostra

giuli - spizzichiebottoni - ha detto...

Le favole "succedono meglio" nei caffè della Bordeaux antica?

Lily Brik ha detto...

Mi chiedevo da qualche tempo come fossi arrivata a tutto ciò. Che bello leggerti e conoscerti in questo modo.
Vedo che hai una tazzina anche per me...la MILK.Adoro il latte, grazie Nina.

noemi ha detto...

Che meravigliose tazzine :)

tri mamma ha detto...

Tanti auguri Nina.
Ho curiosato, di là… poi vi ho lasciati soli. Mi pareva brutto disturbarvi.
Nelle orecchie dei miei fogli disegno solo cerchi o casette (un tempo tramonti sul mare… com’ero romantica!!!), cosa significa?? Semplice, che Nina può essere tutti, ma non tutti possono essere Nina. ;D
Comunque le mie tazze le ho trovate!!! Ed anche se non fossero per me… me le “prendo”!!!
Perché ci somigliano troppo! Io, lui, loro tra noi (spesso) con noi (sempre) in un gioco dove in equilibrio precario, si cerca di arrivare dalla terra al cielo!
(Ti penserò, quando metterò le mie crocette). Buona notte…

artemisia comina ha detto...

Mi pare che vada bene :)

Francesca ha detto...

giu,
dove non te lo aspetti, forse.


Lily,
mi piace, sono contenta di aver alzato uno dei veli.
buon latte cara ninocka :)


trimamma,
una tazza formato famiglia quindi? ognuno c'ha una nina in sè, forse, e la esprime in modo diverso.
un bacio con quattro crocette :)

Artemisia cara,
dici vero?


baci nina

roberta cobrizo ha detto...

Nina è t(h)ree. ;-)
continua così!

letizia ha detto...

arrivata per caso...cara Nina...sono rimasta felicemente affascinata dalle tue tazze e subito ne vorrei una anch'io , una bella panciuta che quando la prendi ti riempe tutta la mano e la riscalda fino ad arrivare al cuore.......
io ti ho già festeggiata stamani presto..ti ho regalato....ci siamo regalati 4 bei SI

Alex ha detto...

Auguri Ninetta mia che con la tua storia mi hai regalato una nuova lezione importante. "Fai quello che sei tu". E tu sei poesia.
E dopo i rami le foglie, e dopo le foglie i boccioli, e dopo i boccioli i fiori. E poi i frutti.
Un forte abbraccio

SiLviA ha detto...

tanti auguri Nina! avevo visto subito il tuo post, ma ho aspettato di aver il tempo di leggerlo tutto con calma (e ho fatto bene!), accomodata nella tazzina che veleggia. Mi ha emozionato tanto leggere la storia di Nina (come mi era successo qui).
(Michel Herreria è proprio uguale come lo hai descritto poche righe sopra il link alla sua foto).
Son felice di aver visto Nina con le radici, poi il fusto e i rami! Continuerò a seguirti con la valigia sempre in mano, a presto!
Silvia

Martissima ha detto...

accomodata nella tazzina con il cucchiaino per cuscino ho letto una bella favola che spero sia sempre più bella e soprattutto che sia infinita, Francesca è un bel nome, ma Nina contiene nel suo quasi diminutivo un ripieno di affettuosità, quindi auguri e complimenti a te Nina ^_____^

Francesca ha detto...

roby cara, alberi sì! baci a te, e grazie di tutto sempre

letizia, il caso quando porta bene è tutto da baciar!
bentrovata a te, e un abbraccio di sì

Alex, fioraia, tu sai ben, tu sai tutto.
baci a te

Silvia, ascolti sempre attenta, per ogni foglia di quadrifoglio un cuore. Grazie a te dalla bella valigia

astrofiammante,
Nina ringrazia Francesca abbraccia.

Buona settimana a voi! che siano sì tanti oggi ! :)

nina

Anonimo ha detto...

..Per il segno-senso di cui si riempie questo spazio, grazie davvero...

Ale

Elena Bruno ha detto...

Il tre è un bel numero per riflettere

io scelgo la piccola tazzina con il cartellino del cuore
perché mi sembra un segnale perfetto per la stropiccia anime

Auguri!
non vedo l'ora di raggiungere i prossimi numeri :-)

Elisa ha detto...

Bellissima la tua storia, e ha proprio tanto da insegnare, incoraggiare e indicare! Anch'io sono tra quelli che continueranno a seguirti!

Francesca ha detto...

Ale, grazie a te.

Two, stropiccianime cresce :)! tanti baci, che ci sei sempre

Elisa cara, ne son felice. A presto e un abbraccio

nina

a.o. ha detto...

Tanti auguri mia dolce Nina, un augurio odoroso da un'aiuola in tazza grande :D

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