Ho rilevato che a me piace molto fotografare:
- i riflessi sugli specchi tondi
- le ombre che si allungano sul muro di fronte
- le persiane aperte
- le persiane chiuse
- le persiane aperte a metà
- le ombre tra i tronchi degli alberi, quelli fitti fitti
- le simmetrie sul pavimento
- i piedi che camminano (e il resto della foto tutto pavimento)
- visioni nascoste tipo da dietro qualcosa, attraverso qualcosa, etc
- visioni prospetticamente errate
- visioni con profondità di campo uguale a zero
- le spalle di qualcuno, come se fossi io stessa proiettata in avanti
- i vasi di fiori poggiati davanti alle porticine
- i vasi di fiori poggiati avanti alle finestrelle
- prendere in giro le statue, fotografando come sono cave dentro
- una persona che mangia
- una persona che ride ma non si accorge di me
- situazioni che mi ricordano cose che io ho vissuto o disegnato
- le mani che gesticolano, toccano, lavorano, fervide di un movimento tutto loro
- gatti per strada
- i piatti di cibo
- la gente che cucina
- la cucina e gli arnesi
- le vallate macchiate dalle enormi ombre delle nuvole sopra
- l'acciottolato delle strade (tralasciando di netto quello che si erge sopra)
- i violini
- le persone in bicicletta
Ho rilevato inoltre che a me NON piace fotografare:
- monumenti, edifici, palazzi, case, torri, chiese perfettamente prospettici
- vestigia romane e greche etc in stile cartolina
- le cascate e i laghi (le prime mi ricordano l'effetto flou che da sempre mi dà nausea, i secondi mi annoiano terribilmente)
- conferenze e gente che parla al microfono
- chi risponde male, se lo fotografo il fastidio potrebbe causare danni alla Canon
- iscrizioni, icone, statue, ponti
- persone che mi guardano sospette
- persone che si mettono le mani davanti al viso. Queste ultime, se non le conosco, potrebbero generare in me una forte, irrazionale antipatia, difficilmente estirpabile in quel frangente.
- persone che non capiscono visibilmente cosa intendo
Da questo deduco che in me si rivela una non-attitudine alla fotografia turistica promozionale, architettonica e memoriale. Inoltre, una non tolleranza parziale che potrebbe esser causa di molti lavori mancanti di immagini fondamentali per il cliente.
N.b.: Ovviamente se si verifica un caso di fusione di "a me piace fotografare" con un "a me NON piace fotografare", il primo annullerà quasi sicuramente il secondo, forse aumentandone il piacere (questo a sottolineare la forza del primo gruppo). Per es. se un cuoco non capisce perchè io stia fotografando il fatto che lui lavi accuratamente una cipolla, a me la cosa diverte e potrei fotografarlo il triplo di più.
La lista di cui sopra è ovviamente in fieri.
4 commenti:
Interessante! Io ho notato di avere grandi difficoltà a fotografare persone sconosciute. Ad esempio anche bambini, temo che le madri mi azzannino. Quando fotografo invece sui vari mercati e mi avvicino ad un peperone o un cestino di fragole, noto di venir guardata come un marziano.
Ciao, Alex
sì, l'effetto-marziano è frequente anche per me...l'importante è che gli "stupiti" non siano sgarbati... poi ci si fa il callo no?, a vedersi guardati come se portassi lo stregatto in capo..
;)
Cara Francesca, fotografare diventa l'estensione del nostro esprimere attraverso la pratica. Fotografo cose che ci piacciono e che non ci piacciono. Così la mescolanza delle due sensazioni crea sorpresa. Poi c'è il mestiere, la passione e la comunicazione che aiutano ad affrontare ogni sfida, ogni situazione. Alla fine ho deciso che a me piace fotografare tutto, anche quello che non mi piace. baci
Caro Davide, è vero quello che dici, e forse sto imparando a farlo, di mettere se stessi in tutto proprio tutto, e forse poi leggerlo in ciò che non ci piace, fa ancora più del bene. baci a te
F.
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